DI TASCA PROPRIA
giovedì, 21 agosto 2014
DI TASCA PROPRIA
La disperazione generò la furia di tutte le classi sociali.
Quando il “Rottamatore” sparì e più nulla fece sapere di sé, (si mormorava
fosse in Africa), il secondo, costretto a riparare in Sardegna nella residenza
estiva di un suo carissimo amico, venne a patti con i rivoltosi. L’accordo,
definito volgarmente: “Di tasca propria”, – Legge numero 518 dal titolo:
“Prestito volontario”-, consentiva a tutti i cittadini di prestare mensilmente
al Governo una somma a proprio piacimento. La novità, che placò gli animi, era
la cancellazione di tutte le spese per gli armamenti e che il rimborso del
prestito, trascorsi cinque anni, sicuramente sarebbe stato effettuato
conteggiando un interesse del sette per cento, oppure, sempre volontariamente
prorogato per altri tre con una maggiorazione degli interessi al dieci per
cento. La Legge obbligava, nel caso in cui lo Stato non onorasse gli impegni, a
reperire le risorse necessarie attingendo a quelle personali, di famiglia e
delle società dei componenti il Governo e dei parlamentari che avevano votato a
favore della Legge “Di tasca propria”. La vigilanza e l’applicazione corretta
della Legge 518 era demandata alle rappresentanze in ogni Città composte dai
Rappresentanti dei Cittadini, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza, dalla
Polizia di Stato e dai Vigili Urbani. (Ricordo da un racconto di Vasco).
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