IL MISTERO DI THERIOS
martedì, 18 marzo 2014
IL MISTERO DI THERIOS
L’ultima volta Therios si era visto a colazione, ma non era
venuto a cena e non si fece vivo neppure per tutta la giornata seguente.
Riapparve verso sera, mogio – mogio, camminando su tre zampe. Si coricò nella
cuccia di Chicco, rifiutando il cibo. Muto ci guardava negli occhi e con i suoi
occhioni gialli esprimeva disperazione. Enigma inestricabile. Il medico lo
visitò con pignoleria professionale: non scoprì nessuna malattia, solo una
slogatura alla zampa sinistra. Un passerotto, dal nido sul quercione, volò nel
portico e rivolto a Therios cinguettò: “Ti sta bene, così impari!”. (Tratto dai
racconti di Maya).
I D I
D I M
A R Z
O
Le grandezze paventa,
anima. Le ambizioni, se vincerle non puoi,
secondale, ma sempre cautelosa, esitante.
Quanto più in alto sali,
tanto più scruta, e bada.
E quando all’acme sarai giunto, ormai,
Cesare, quando prenderai figura
d’uomo così famoso, allora bada,
quando cospicuo incedi per via col tuo carteggio:
se mai, di tra la massa, ti s’accosti
un qualche Artemidoro, con uno scritto in mano,
e dica in fretta: “Leggi questo subito,
è cosa d’importanza, e ti riguarda”,
allora non mancare di fermarti, non mancare
di differire colloqui e lavori,
di rimuovere i tanti che al saluto
si prostrano (più tardi li vedrai).
Anche il Senato aspetti. E leggi subito
il grave scritto che ti reca Artemidoro.
-Costantino Kavafis-
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