CORBELLI ROTTI

 

mercoledì, 4 settembre 2013

CORBELLI ROTTI

 

Quel giardino antico, a vederlo dall’esterno sembra un piccolo spazio con limitate costruzioni, non suscita neppure il sospetto di quanto in realtà, invece, sia grande, addirittura immenso: per visitare di seguito l’interno, tutto in una volta soltanto, ti stanchi, ma di brutto. Quel giardino antico, per la sua misteriosa e originale sembianza, appare plastico misterioso, senza il limite del tempo reale. Dopo l’estivo tramonto quel giardino antico si anima, si riempie di persone, inizia a vivere in simbiosi con gli aneliti degli schiavi e degli sfruttati di ogni era. La festa comunista è il miracolo della straordinarietà del saper vivere e del voler vivere veramente bene anche nella società: dalle Cucine vengono stimolanti fragranze, però alle cuoche non si insegna a governare; dallo Spazio Dibattiti l’oratore di turno spiega perché dobbiamo votare contro la riforma della Contingenza anche se tutti e tre i sindacati dicono che con il taglio della Scala Mobile i lavoratori ci guadagnano; dal settore Giochi Infantili e Tombola Grandi i bambini e gli adulti vincono premi in giocattoli e in alimentari; dall’Arena Centrale c’è il solito mitico complesso ” IN ” tanto in voga con tutta la sua nenia musicale: fi – fi – fi …… fi – fi – fi …… fi – fi – fi …… flu – flu – flu – flu – flu …… ti – ti – ti – ti – ti …… plu – plu – plu – plu ……. tin – tin – tin – tin – tin ……. puf – puf – puf – puf – puf – puf – …. e: popolo unito, popolo unito… . (Ricordo da un racconto di Tirella).

 

 

 

(parti liberamente scelte)

 

A   D   R   I   A   N   O        I   N        S   I   R   I   A

 

Smania, o superbo:

 

son le tue furie il mio trionfo.

 

Oh numi!

 

Qual rabbia! Qual veleno!

 

Che sguardi! Che parlar! Tanto alle fiere

 

può l’uomo assomigliar! Stupisco a segno,

 

che scema lo stupor forza allo sdegno.

 

Barbaro, non comprendo

 

se sei feroce o stolto:

 

se ti vedessi in volto,

 

avresti orror di te.

 

Orsa nel sen piagata,

 

serpe nel suol calcata,

 

leon, che apre gli artigli,

 

tigre, che perda i figli,

 

fiera così non è.

 

Tremi di morte

 

al nome sol! Con più sicure ciglia

 

riguardarla dovria d’Osroa una figlia.

 

Non ritrova un’alma forte

 

che temer nell’ore estreme:

 

la viltà di chi lo teme

 

fa il terribile il morir.

 

Non è ver che sia la morte

 

il peggior di tutti i mali:

 

è un sollievo de’ mortali,

 

che son stanchi di soffrir.

 

-Pietro   Metastasio-

 

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