MORALE FURORE
sabato, 29 giugno 2013
MORALE FURORE
In realtà la morale comprende tutti quegli atti che
riguardano le nostre relazioni con gli altri. Essa cioè potenzialmente include
tutti i nostri atti, anche se la loro portata sociale non è stata tenuta
presente al momento dell’esecuzione. Infatti ogni atto, in virtù del principio
dell’abitudine, modifica la disposizione e crea una data specie di inclinazione
e di desiderio. Ed è impossibile dire quando l’abitudine così rafforzata può
avere un’influenza diretta e percepibile sulla nostra associazione con altri.
La morale riguarda l’intero carattere, e tutto il carattere si identifica con
l’uomo in tutto il suo complesso e nelle sue manifestazioni concrete. Possedere
la virtù non significa aver coltivato alcuni tratti esclusivi e definibili;
significa essere, in maniera piena ed adeguata, ciò che si è capaci di
diventare mediante l’associazione con altri in tutti i compiti della vita. In
fatto di comportamento moralità e socialità si identificano. La disciplina, lo
sviluppo naturale, la cultura, l’efficienza sociale, sono tratti morali che
distinguono una persona che è degno membro di quella società. Vi è un vecchio
proverbio che dice: non basta che un uomo sia buono, bisogna che sia buono a
qualche cosa. L’interesse all’imparare da tutte le occasioni della vita è
fondamentale interesse morale. (Meditazione sullo scritto di John Dewey : La
socialità e la moralità).
F U R
O R E
Le donne osservano i mariti,
per vedere se questa volta era proprio la fine.
Le donne stavano zitte e osservavano.
E se scoprivano l’ira
sostituire la paura nei volti dei mariti,
allora sospiravano di sollievo.
Non poteva ancora essere la fine.
Non sarebbe mai venuta la fine.
Non sarebbe mai venuta la fine
finché la paura si fosse tramutata in furore.
-John Steinbeck-
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