CORO DEGLI INTOCCABILI
venerdì, 22 febbraio 2013
CORO DEGLI INTOCCABILI
Ecco coloro che tutti sfuggirono, i paria, i lebbrosi, gli
espulsi, i respinti, gl’immondi, gli ultimi, quelli che ad ogni uomo sano e
signore ispiravan ribrezzo e talvolta orrore. Tutti ci tenevan lontani perché
vedevano in noi gl’impuri, i contagiati, i maledetti, quelli di sangue ignobile
o avvelenato che nessuno poteva né doveva né osava toccare condannati a
rintanarsi nei lor tuguri o ad esser reclusi nei lebbrosari e nei lazzeretti
perché non offendessero neppur colla vista e coll’alito gli usufruttuari
legittimi della terra. La solitudine era il nostro dominio, l’umiliazione la
nostra sola eredità, la vergogna il nostro pane, il male il nostro unico
patrimonio. Sulle strade della nostra patria s’era come intrusi mal tollerati;
in mezzo ai trofei della vita eravamo simili a morti indegni perfin di
sepoltura. Eppure, benché giudicati il rifiuto e la feccia del mondo, grande fu
il nostro potere su quelli che ci esiliavano dal lor consorzio. Grande la
nostra potenza perché tutti avevan paura di noi. Eravamo inermi e dinanzi a noi
fuggivano anche i più temerari uomini di guerra. Eravamo deboli e fuor di legge
ma dinanzi a noi fuggivano anche i monarchi e i potenti. Eravamo umili e
schivi, eppure dinanzi a noi fuggivano anche le donne amorose e i fanciulli
innocenti. La nostra presenza agghiacciava i forti, la nostra mano protesa e
vuota, sudicia e piagata, faceva ritrarre e tremare ogni mano. Perché anche la
miseria è una ricchezza che fa paura ai ricchi e l’infermità un dono che dà
raccapriccio agli incontaminati e la disperazione una forza che terrifica i
gagliardi. Tu solo, Dio, che sei Amore e Potenza, non ritraesti da noi la Tua
mano e il Figliolo Tuo toccò gl’intoccabili, sanò i lebbrosi, chiamò al suo
banchetto i deformi e i pezzenti, promise agli ultimi che sarebbero stati i
primi. Ma solo qualche Tuo imitatore, qualche Santo fatto simile a noi, osò
seguire il tuo esempio. Gli altri non scansavano coloro che eran lebbrosi
nell’anima, anzi li accarezzavano e li abbracciavano, non sfuggivano quelli
ch’erano bacosi di peccati, anzi li scusavano e li proteggevano, non sfuggivano
quelli ch’eran sordi alla carità, anzi a loro sorridevano e s’accostavano.
Sfuggivan soltanto noi, perché in noi vedevano i necessitosi, gl’inutili, i
creditori aspettanti in silenzio, i fratelli bastardi, i maledetti. E ora noi
siam qui risuscitati al par dei grandi al cospetto Tuo colla veste luminosa che
Tu hai voluto restituire anche a noi e i superbi brahmani, i pettoruti farisei,
i feroci portaspada, i superbi mercanti, tutti i grandi e i saziati che laggiù
ci respinsero senza pietà ci vedono con stupore vicini a loro, eguali a loro
nella Tua luce e forse in cuor loro c’invidiano ché s’accorgono, ora, d’esser
stati al sommo del loro splendore, più immondi e abbandonati di noi. Se la Tua
promessa divina è ancor valida e noi, gli ultimi, chiamerai ad essere i primi
nel Tuo regno accogli la nostra preghiera, Dio che Ti chiamasti Amore, cedi
alla nostra intercessione e non aggravare la Tua mano di giustizia su coloro
che furon talvolta, giù nel mondo, più morti dei morti. (Meditazione sul
giudizio universale di Giovanni Papini).
[ N O
N M O
D E R
N I ]
Siate un giorno soltanto non-moderni,
e vedrete quanta eternità avete in voi.
Chi sente l’eternità è al di sopra di ogni paura.
Nell’oscurità di ogni notte
egli scorge il luogo donde nascerà la luce,
ed è confortato.
-Rainer Maria Rilke
[Cerca: ODIO GLI INDIFFERENTI (13 aprile 2011) ; DIVENIRE
ESSERE (21 febbraio 2013)].
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