STATOLATRIA

 

sabato, 15 settembre 2012

STATOLATRIA

 

”Preoccupato a difendere e rinsaldare l’unità politica e morale della nazione, il Partito comunista è contrario a ogni forma di organizzazione federativa dello Stato, poiché vede in essa un pericolo per l’unità così difficilmente e tardi conquistata”. Questa nostra presa di posizione non è piaciuta agli ultimi federalisti che hanno scritto delle sciocchezze fino a chiamarci ‘’statolatri”. Che cosa possiamo fare? Vi è molta gente in giro, che si occupa di cose politiche e persino di ‘’scienze politiche”, la quale ignora pervicacemente le nostre dottrine senza che ciò le dia il minimo turbamento nel confutarle. Se non fosse così questa gente saprebbe anche che l’unica corrente filosofica e politica la quale ha indicato, da un secolo a questa parte, la via dello sviluppo storico che porterà al deperimento e all’estinzione dello Stato, è la corrente marxista. Ci sono Costituzioni federali in altri paesi che non sono minacciati dalla disgregazione e dalla perdita dell’indipendenza perché, al contrario del nostro, gli Stati federati esistenti si sono formati in seguito ad un patto stretto fra Stati indipendenti, disposti a vivere insieme nel comune interesse. [E' possibile creare, oggi nel 2012, gli Stati federati d'Europa]. I federalisti di casa nostra invece vorrebbero spezzare lo Stato unitario esistente per creare degli Stati cosiddetti ‘’sovrani”. Nel contempo riconosciamo la necessità di spezzare l’eccessivo centralismo burocratico, riconoscere le diversità economiche e culturali dei vari raggruppamenti locali, sollecitare, anche coi mezzi di una organizzazione statale appropriata, l’avanzata dei gruppi periferici più arretrati fino al livello economico e colturale dei gruppi più sviluppati e far progredire gli uni e gli altri in modo più coerente e più armonico. Noi siamo favorevoli alla creazione di un Ente ”regione” come elemento di una organizzazione articolata del nuovo Stato, per aiutare l’opera della consolidazione della Repubblica, come mezzo per stimolare la ricostruzione del paese, nel campo sociale ed economico, e per allargare le basi della democrazia, in vista del rafforzamento della unità nazionale e statale, sulla base della solidarietà tra le regioni, e contro ogni forma di egoismo localistico. Gli organi dirigenti regionali debbono essere elettivi. Un consiglio regionale nomina la giunta (o governo) della regione e questa il Presidente, il quale deve essere investito delle funzioni di ufficiale dello Stato. Il Presidente dovrebbe realizzare il legame tra lo Stato e la regione. Con la creazione dell’Ente ”regione” dovrebbero scomparire l’attuale provincia e l’istituto del prefetto. Gli attuali uffici amministrativi della provincia verrebbero assorbiti da analoghi o simili uffici regionali. La provincia potrebbe sopravvivere come elemento di un sistema articolato di determinati servizi facenti capo alla regione o al governo centrale. Una parte dei servizi e delle funzioni che oggi fanno capo al governo centrale, e particolarmente i servizi e le funzioni dei ministeri economici e tecnici, potrebbero essere decentrati e passati alle regioni, allo scopo di snellirli e di decongestionare l’apparato centrale. Per esempio, i servizi e le funzioni attuali dei ministeri dell’industria, dei lavori pubblici, dell’agricoltura e del commercio potrebbero, in gran parte, essere trasferiti all’Ente ”regione”, con l’innegabile risultato di migliorarli, avvicinandoli ai centri attivi del paese. Un Consiglio regionale dell’economia potrebbe sovraintendere alle diverse attività economiche della regione. Nel campo della istruzione, potrebbero essere assegnate alle regioni le scuole professionali, più vicine al tipo regionale di organizzazione dello Stato, e ai suoi interessi economici, oltre ai compiti scolastici complementari, quali l’assistenza, il patronato, le refezioni, ecc. Potrebbero essere assegnate alle regioni le gestioni dei porti di importanza non nazionale, le reti stradali attualmente affidate alle province e quelle altre che potrebbero passare alle cure delle regioni. Particolari beni demaniali, come ad esempio le aziende termali, oggi di Stato, potrebbero essere affidati alle regioni. Le norme per l’esercizio dei servizi pubblici che oggi vigono per i comuni e le province potrebbero essere estese alle regioni. Noi vediamo la possibilità di iniziare una politica veramente solidale e nazionale, fondata sulle forze vive e operose del paese. A questo scopo propugnamo la costituzione di un fondo di solidarietà, attraverso il quale le regioni più ricche, più avanzate e che possono marciare più speditamente verso la ricostruzione dovrebbero aiutare le regioni più povere e più arretrate. A questo fondo tutte le regioni verserebbero una quota. Sarebbe una sorta di Stanza di compensazione interregionale, diretta da un Comitato di amministrazione formato da un rappresentante per ogni regione e presieduto da una o più persone nominate dal Parlamento nazionale. La libera iniziativa nazionale aiuterà, così, lo sviluppo di tutte le regioni sorelle, e nascerà allora una emulazione, tra di esse, sana, costruttiva, feconda, per l’elevamento materiale e culturale del nostro popolo. (Meditazione su: Federalismo e unità statale in Italia e su: La regione nella nuova organizzazione statale italiana. Autore Ruggero Grieco ”Rinascita” N.ri 3 e 7 anno1946).

 

P  A  N  E      D  O  N  A  T  O

 

Questo pane

 

sapore particolare

 

mescola saliva

 

impasta labbra.

 

Candela rossa,

 

tenue fiamma,

 

con grande calore

 

brucia amarezze.

 

Illumina splendore

 

dei capelli rosso colore

 

e la rosina essiccata

 

fragrante profumo riemana.

 

Ricordo tavola imbandita

 

due gatte curiose adorna

 

la mano sulla mano calda

 

esalta nel giorno di festa.

 

Mette le ali un angelo

 

finalmente vola tremolando

 

come il verso lei pensiero

 

nella luce alito di bacio.

 

-Renzo   Mazzetti-

 

[ Cerca : GOLPE (4 settembre 2012) ; FEDERALISMO EUROPERO (1 agosto 2012)

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