NOSTRO DENARO

 

mercoledì, 5 settembre 2012

NOSTRO DENARO

Trasferire un conto da una città all’altra di una medesima banca ma in altra ”filiale” è un’oscura avvilente avventura. Il ”vecchio” conto va chiuso, il ”nuovo” va aperto ex-novo. Semplicissimo. Fatto è che nel ”rendiconto” mancano dieci denari. Il conto ”vecchio” è chiuso e non posso rispondere al perché mancano all’appello dieci denari. Allora? Ma! Comunque, evviva-evviva, il ”nuovo” conto è aperto. Ma, oioj-oiojjj: la ”tenuta conto” costa ben quattro denari ogni mese! Povero-me-povero-me! Come mai il conto precedente costava esattamente la metà di quello attuale? Ma… non era provvisorio? Oh… sì… c’eravamo sbagliati… ecco… firmi qui… è il nuovo contratto. E dei dieci denari, scomparsi assieme all’erroneo costo ”tenuta conto” di ben sedici denari, anziché dei giusti e corretti quattro? Ci scusi, non si trovano. Ritorni quando vuole, siamo sempre a disposizione. Il povero e rapinato, comunque anche se non si fida, esprime un mesto ”grazie” con un incerto ma rabbioso ”arrivederci” alla spudorata banca. Misera consolazione è che i denari non erano trenta… . (Ricordo da un racconto di Tirella).

LA   CANZONE   DELLE   BANCHE
 O Italia mia, vedo le banche e i parchi
 Metallici presidii e l’eccedenza
 Di carte consorziali,
 Ma il marengo non vedo.
 Non vedo il franco e il rame and’eran carchi
 I nostri padri antichi. Or senza arredo
 D’oro e d’argento vuote casse mostri.
 Ohimè, quante cambiali
 In lunga sofferenza!
 E questo è peggio
 Che tutte son di deputati nostri
 Ricercanti il pareggio
 Delle lor tasche, a spese
 Del sempre mai diletto almo paese.
 Tu, di forma sol vaga,
 O Italia ipotecata,
 Dormi tranquilla e paga
 Sì, paga, Italia mia,
 Le tasse a pagar nata
 Nella prospera sorte e nella ria.
 -Leopardi  Risorto-

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