DENARO

 

VENERDÌ, 18 MAGGIO 2012

DENARO

 

 Ciò che è mio mediante il denaro, ciò che io posso, ossia può il denaro comprare, ciò sono io, il possessore del denaro stesso. Tanto grande è la mia forza quanto grande è la forza del denaro. Le proprietà del denaro sono mie, di me stesso possessore. Ciò ch’io sono e posso non è, dunque, affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi le più belle donne. Dunque non sono brutto, ché l’effetto della bruttezza, il suo potere scoraggiante, è annullato dal denaro. Io sono, come individuo, storpio, ma il denaro mi dà 24 gambe: non sono, dunque, storpio. Io sono un uomo malvagio, infame, senza coscienza, senza ingegno, ma il denaro è onorato, dunque lo è anche il suo possessore. Il denaro è il più grande dei beni, dunque il suo possessore è buono; il denaro mi dispensa della pena di essere disonesto; io sono dunque presunto onesto; io sono senza spirito, ma il denaro è lo spirito reale di ogni cosa: come dovrebbe essere senza spirito il suo possessore? Inoltre questi può comperarsi la gente ricca di spirito e chi ha il potere sulla gente ricca di spirito non è egli più ricco di spirito dell’uomo ricco di spirito? Io, che mediante il denaro posso tutto ciò che un cuore umano desidera, non possiedo io tutti i poteri umani? Il mio denaro non tramuta tutte le mie impotenze nel loro contrario? (Meditazione leggendo i Manoscritti economico-filosofici di Karl Marx).

CANTO    D’AMORE    PER    STALINGRADO

 

Città, Stalingrado, non possiamo

 

giungere alle tue mura, siamo lontani.

 

Siamo i messicani, siamo gli araucani,

 

siamo i patagoni, siamo i guaranesi,

 

siamo gli uruguaiani, siamo i cileni,

 

siamo milioni di uomini.

 

E abbiamo altri parenti, per fortuna, nella famiglia,

 

eppure non siamo venuti a difenderti, madre.

 

Città, città di fuoco, resisti finché un giorno

 

arriveremo, indiani, naufraghi, a toccare le tue muraglie

 

con un bacio di figli che speravano d’ arrivare.

 

Stalingrado, non c’è un Secondo Fronte,

 

però non cadrai anche se il ferro e il fuoco

 

ti mordono giorno e notte.

 

Anche se muori, non morrai!

 

Perché gli uomini ora non hanno morte

 

e continuano a resistere lottando fino a dove cadono.

 

Finché la vittoria non sarà nelle tue mani,

 

anche se sono stanche, onorate e morte,

 

perché altre mani rosse, quando le vostre cadono,

 

semineranno per il mondo le ossa dei tuoi eroi,

 

perché il tuo seme colmi tutta la terra.

 

-Pablo   Neruda-

 

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