DIRITTO

 

martedì, 17 aprile 2012

DIRITTO

 

Una concezione del diritto che deve essere essenzialmente rinnovatrice. Essa non può essere trovata, integralmente, in nessuna dottrina preesistente. Se ogni Stato tende a creare e a mantenere un certo tipo di civiltà e di cittadino (e quindi di connivenza e di rapporti individuali), tende a far sparire certi costumi e attitudini e a diffonderne altri, il diritto sarà lo strumento per questo fine (accanto alla scuola ed altre istituzioni ed attività) e deve essere elaborato affinché sia conforme al fine, sia massimamente efficace e produttivo di risultati positivi. La concezione del diritto dovrà essere liberata da ogni residuo di trascendenza e di assoluto, praticamente di ogni fanatismo moralistico, tuttavia mi pare non possa partire dal punto di vista che lo Stato non ”punisce” (se questo termine è ridotto al suo significato umano) ma lotta solo contro la ”pericolosità” sociale. In realtà lo Stato deve essere concepito come ”educatore” in quanto tende appunto a creare un nuovo tipo o livello di civiltà. Per il fatto che si opera essenzialmente sulle forze economiche, che si riorganizza e si sviluppa l’apparato di produzione economica, che si innova la struttura, non deve trarsi la conseguenza che i fatti di soprastruttura debbano abbandonarsi a se stessi, al loro sviluppo spontaneo, a una germinazione casuale e sporadica.(Meditazione sulla riflessione di Antonio Gramsci sul potere).

 

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PER   QUESTO   NACQUE   LENIN

 

Conobbi un operaio.

 

Analfabeta.

 

Non masticava

 

neppure il sale dell’alfabeto.

 

Ma egli aveva sentito

 

parlare Lenin,

 

ed egli

 

sapeva tutto!

 

Ascoltai

 

il racconto

 

di un contadino della Siberia.

 

Espropriarono,

 

difesero con le baionette,

 

e, come un paradiso,

 

si divisero il villaggio.

 

Essi non avevano letto

 

e ascoltato Lenin,

 

ma erano

 

dei leninisti.

 

Vidi montagne:

 

su esse non cresce neppure un arbusto.

 

Soltanto

 

le nuvole

 

cadevano

 

sulle rocce.

 

Ed a cento verste,

 

sull’unico colle,

 

i cenci

 

luccicavano

 

del simbolo di Lenin.

 

Dicono:

 

questi sono ornamenti.

 

 

 

 

 

Le ragazze

 

li mettono

 

per civetteria.

 

Non è uno spillo infisso

 

con quel distintivo

 

il cuore brucia la camicia,

 

pieno d’amor per Ilic.

 

Ciò

 

non si può

 

spiegare con gli uncini

 

della teologia slava,

 

e non è dio

 

che a lui

 

ordinò : sii l’eletto!

 

Con passo umano,

 

con braccia operaie,

 

con la propria testa

 

egli percorse

 

questo cammino.

 

-VLADIMIR  MAJAKOVSKIJ-

 

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