SUBLIMI
MERCOLEDÌ, 28 MARZO 2012
SUBLIMI
I poeti Eupoli, Cratino, Aristofane, e altri autori della
Commedia Antica, se qualcuno meritava di essere nominato, perché mascalzone o
ladro, perché donnaiolo, sicario o infame per qualche altra ragione, lo
bollavano senza riguardi. Scegline uno a caso tra la folla: è travagliato
dall’avarizia o da ambizioni meschine. Questo fa le bave per l’amore delle
donne sposate, quest’altro per i ragazzi; quello è rapito dallo splendore
dell’argento; Albio resta a bocca aperta davanti ai bronzi; quest’altro scambia
merci da dove sorge il sole fino alle regioni che il sole scalda al tramonto,
si spinge a testa avanti attraverso pericoli e disagi come polvere sollevata
dal turbine, per paura di perdere qualche cosa sul capitale o di non
accrescerlo. Tutti costoro temono i versi e detestano i poeti. Mi toglierò dal
numero di quelli a cui darei nome di poeti; non mi dirai infatti che per essere
poeta basti saper chiudere un verso; né considererai un poeta che scrive, come
me, in un modo vicino a quello della conversazione. Darai l’onore di questo
nome a chi abbia genio, mente profetica e voce adatta a cantare cose sublimi.
Per questo alcuni si sono domandati che la commedia sia o no poesia, perché
mancano ardore e forza sia nelle parole che negli argomenti, tanto che sarebbe
senz’altro prosa, se non differisse dalla prosa per l’obbligo del metro. ”Ecco
il padre arrabbiato che s’infuria perché quel fannullone del figlio…”. Non
basta scrivere un verso con parole semplici, in modo che, se lo volti in prosa,
chiunque le potrebbe usare a esprimere il suo sdegno come il padre della
commedia. Alle cose che ora scrivo se gli togli il ritmo obbligato e la misura,
se metti dopo le parole che nell’ordine del verso precedono, anteponendo le
ultime alle prime, del poeta squartato non trovi più nemmeno un pezzo; lo
stesso succede se traduci in prosa i versi famosi: ”… poiché la tetra Discordia
infranse le ferree porte della guerra”. Lasciamo stare; vedremo un’altra volta
se la satira sia o no poesia. (Meditazione sul Libro primo. Satire. Quinto Orazio
Flacco).…………………………………………………………………………………………………………………………….
LA FILOSOFIA
La filosofia prepara gli animi
a ricevere il seme delle scienze;
ad essi lo affida;
e, per così dire,
li rende atti a produrre,
quando siano adulti,
abbondantissimi frutti.
-Marco Tullio Cicerone-
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