VORAGINE
venerdì, 23 dicembre 2011
VORAGINE
La natura del mondo non è interamente solida, poiché vi si mescola il vuoto, e tuttavia è dissimile dal vuoto, e non mancano poi i corpi i quali, avvalendosi dall’infinito, possano per caso travolgere con turbinosa violenza il nostro orbe terrestre, o apportagli alcun altro distruttivo pericolo: d’altra parte non difetta lo spazio né la profondità dell’abisso, dove tutte le barriere del mondo possano disperdersi o percosse da qualunque altra forza andare distrutte. E dunque la porta della morte non è chiusa neanche al cielo, né alla terra, né al sole, né alle profonde acque del mare, e anzi li attende e li scruta con vasta e immensa voragine. Perciò devi anche ammettere che queste stesse sostanze hanno avuto un principio: infatti ogni cosa che sia di essenza mortale non avrebbe potuto spezzare, dall’eternità fino a ora, le irresistibili forze del tempo sterminato. Infine, se le immense membra del mondo lottano fra loro con tanta violenza, invano scatenate in un’empia guerra, non vedi altresì che può essere posto un arresto alla loro lunga contesa? Quando il sole ed ogni fuoco, assorbiti tutti i liquidi, avranno conseguito la vittoria. A ciò si accingono, ma gli sforzi finora vani non giungono ad effetto: i fiumi ristabiliscono l’equilibrio e anzi minacciano di sommergere tutto traboccando dai profondi gorghi dell’oceano., ma anch’essi inutilmente: infatti li fanno scemare i venti che spazzano le distese marine, e l’etereo sole che li dissolve coi suoi raggi confidando di poter essiccare ogni cosa, prima che l’acqua riesca a raggiungere il fine della sua stessa impresa. Battendosi in un conflitto così vasto d’esito incerto, si affrontano per decidere fra loro eventi di grande portata, mentre una volta nel corso della lotta prevalse il fuoco, e un’altra, a quanto si narra, l’acqua regnò sui campi. Il fuoco infatti trionfò e propagandosi arse gran parte del mondo, quando il rapace impeto dei cavalli del sole sviò Fetonte, trascinandolo per tutto l’etere e per tutte le terre. (Meditazione sulla natura delle cose di Tito Lucrezio Caro).
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