INSOSTITUIBILI

 

venerdì, 30 dicembre 2011

INSOSTITUIBILI

 

La compagna Zetkin ha detto anche che in Italia si poteva fare la scissione nel mese di settembre e ha parlato della occupazione delle officine. Io credo che se i delegati del Partito Socialista d’Italia l’avessero sentita, non ne avrebbero avuto troppo piacere, perché la occupazione delle officine fu piuttosto una disgrazia inattesa per il Partito Socialista d’Italia. La compagna ha detto: ”Quando nel settembre gli operai italiani occuparono le officine, la direzione del partito socialista si era riunita a Milano, composta per la maggior parte di comunisti, di massimalisti, di voi stessi, compagni, che ora siete qui al Congresso della III Internazionale, delegati del Partito Comunista d’Italia. C’erano allora nella direzione del partito il compagno Gennari e il compagno Terracini”. E’ vero. Ma occorre che tutti i delegati sappiano bene la situazione in Italia all’epoca dell’occupazione delle officine. Bisogna sapere in che modo i riformisti che dominavano la C.G.L. Siano riusciti a sabotare tutto il lavoro del partito e degli operai che avevano occupato le officine, e abbiano impedito alla direzione del partito di prendere la decisione che doveva prendere. I compagni della C.G.L. Hanno dato in questa occasione le loro dimissioni alla direzione del partito socialista. Essi hanno detto: ”Noi non non crediamo possibile allargare il movimento. Crediamo che si tratti solo di un movimento sindacale, e che non lo si possa trasformare in movimento politico. Ma se voi, compagni della direzione del partito, desiderate di dare al movimento una maggiore estensione, ecco le nostre dimissioni: sostituiteci”. La compagna Zetkin e molti altri compagni ci hanno chiesto perché non avevamo accettato le dimissioni del consiglio generale della confederazione. Perché non avevamo messo altri compagni al posto di quei compagni che volevano scuotere la loro responsabilità. Ora, io vi domando, compagni: se la Repubblica dei soviet si trovasse alla vigilia di entrare in lotta con una nazione, per esempio la Polonia, e se il capo dell’armata rossa, il compagno Trostki, per esempio, professando una opinione contraria a quella dei compagni che vogliono la guerra dicesse: ”Lascio il mio posto, me ne vado, lascio ad altri il comando dell’armata rossa”: io domando se in questa occasione anche i compagni che desiderano la lotta non sentirebbero la necessità di aspettare ancora. Se colui che ha preparato la massa e l’armata, colui che ha nelle mani tutta l’organizzazione, lascia il suo posto, è quasi certo che la battaglia che si è sul punto di impegnare non sarà una vittoria . Ora, il Partito socialista d’Italia, la direzione del Partito socialista d’Italia, si trovò realmente, in occasione della occupazione delle officine, in queste condizioni. Quando i compagni che dirigevano la C.G.L. Dettero le loro dimissioni, la direzione del partito non aveva né con chi sostituirli, né la possibilità di sostituirli. Erano Dugoni, D’Aragona, Buozzi che avevano nelle loro mai la direzione della C.G.L. : erano essi i veri rappresentanti della massa in tutte le occasioni. (Meditazione sul discorso di Umberto Terracini al III Congresso dell’Internazionale Comunista).

 

C O M E     U R A G A N O

 

A chi distrattamente cammina

 

lungo la catena del montaggio

 

il movimento può apparire fermo

 

l’officina come un’isola lontana

 

e le menti sembrare

 

al sentimento che vede superficiale

 

in numeri di matricola catalogate.

 

Eppure vi sono arti e corpi

 

che si muovono frenetici

 

come gli arti ed i remi

 

al ritmo ossessivo dei tamburi

 

sui grandi legni antichi

 

e le menti studiano utopie

 

dove i poveri appaiono in sogni ricchi.

 

Poi

 

goccia goccia

 

come benzina nel motore

 

l’impegno alimenta

 

il moto della conoscenza:

 

Fieri alzano lo sguardo

 

l’un nell’altro vedono se stessi

 

e gli enormi perché

 

diventano risposte precise

 

prospettive reali e vicine

 

vere ed efficaci garanzie.

 

Così

 

nello slancio fiducioso

 

in bisbigli di zanzare

 

esce l’aria dalle bocche

 

poi le parole come abbaiare

 

infine come uragano

 

in urlo prorompe.

 

-Renzo  Mazzetti-

 

(Verso levante, poesie del mio autunno caldo, ISMECA, 2009)

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