CRUDELE

domenica, 11 dicembre 2011

CRUDELE

 

Commette empietà chiunque fa ingiustizia. Si pensi che mentre l’universale natura ha congegnato le creature razionali per reciproco aiuto (quindi debbono aiutarsi l’una con l’altra secondo il merito di ciascuna, mentre non debbono costituire motivo di danno vicendevole), chi ne trasgredisce il decreto commette empietà, ed è evidente che la commette contro la più venerabile Dea. Del resto, chi dice menzogna, anche lui commette empietà di fronte alla medesima Dea. Si pensi, l’universale natura è natura di enti positivi, che hanno affinità con quanto esiste. Ancora, la natura ha un nome: verità; causa prima di tutte le cose vere. Quindi chi spontaneamente dice menzogna, commette azione empia, in quanto per mezzo d’inganno va perpetrando il suo sopruso; d’altra parte chi dice menzogna, pur senza volere, commette lo stesso un sopruso, in quanto la sua nota è profondamente discorde da quella d’universale natura e in quanto, per quello che è in lui, distrugge l’ordine del mondo, combattendo contro la natura di quest’ordine. E’ un fatto, insomma, l’uomo che agisce per conto suo in senso contrario alla verità combatte appunto contro natura. Non vedi? Egli aveva avuto da natura alcuni indirizzi e taluni impulsi; ebbene, tutto ha trascurato e non è più in grado, al momento, di distinguere il vero dal falso. Ma anche l’uomo che persegue i piaceri come fossero altrettanti beni; colui che fugge dal dolore come fosse un male, ebbene: anche costui commette empietà. Si pensi quante volte questo individuo si troverà portato necessariamente a far rimprovero alla comune natura, convinto ormai che natura distribuisca la sorte, prescindendo dal merito, a cattivi e a buoni; e ciò in quanto molte volte i cattivi sono confortati dal piacere e dispongono di mezzi per procurarselo, invece gli uomini per bene incontrano sovente dolore e situazioni che producono dolore. Aggiungi a chi teme il dolore dovrà anche talvolta essere in ansia per quanto dovrà avvenire nel mondo. E quest’ansia è senz’altro cosa empia. Del resto, chi persegue il piacere non si asterrà dal commettere ingiustizia; e ciò è evidente empietà. D’altra parte ci sono fatti rispetto ai quali la natura si mantiene indifferente (si capisce benissimo che la natura non produrrebbe i due casi opposti in rapporto a un singolo fatto, se per l’uno o per l’altro non ci fosse indifferenza); ebbene, si mostreranno indifferenti di fronte a questi fatti tutti quelli che desiderano seguire la natura in pieno consenso d’opinioni. Conseguenza: c’è il dolore, il piacere, la morte e la vita, oscurità e gloria; e natura con piena indifferenza si serve di questi fatti; quindi commette empietà, (evidente la conclusione) chiunque per conto suo non si mostra indifferente di fronte a quelli. Intendo in questo senso che natura si serve con piena indifferenza di questi fatti: indifferentemente con successione ordinata li propone a tutti gli individui che nascono, e l’uno all’altro si seguono in necessaria conseguenza dovuta a un atto primordiale della provvidenza. Per il quale atto precisamente, fin dal principio, la provvidenza s’accinse a ordinare questo ciclo cosmico servendosi di alcune ragioni seminali relative ai futuri eventi e così pure designando potenze generatrici di singole esistenze, di mutazioni, di successioni, che tutte si esprimessero adeguatamente a quelle ragioni. 2 . Sarebbe stato segno di carattere più elevato mantenersi intatto da menzogna, da simulazione, da borioso contegno; e partirsene così dagli uomini. D’altra parte emettere l’estremo respiro nauseato di questa roba, è in certo qual modo il meglio che tu possa fare non avendo conseguito la prima meta. Ma hai forse scelto di startene immobile nel vizio? L’esperienza che ne vieni facendo non ti persuade ancora a fuggire da tale peste? Oh! È peste vera e propria, questa corruzione della tua mente, assai più che qualsiasi processo d’infezione e di corruzione prodotto nell’aria che ti circonda. Devi pensare che quest’ultima è peste di animali, in quanto sono animali: l’altra invece di uomini in quanto sono uomini. (Varie forme d’empietà e peste vera e propria di Marco Aurelio Antonino).

 

L A C R I M E

 

Bianche gocce lacrime

 

rigano il vetro della finestra.

 

Dalle fessure

 

entrano fiati

 

sconosciuti

 

freddi.

 

Chi piange stanotte?

 

Sarà forse il cielo

 

maestoso superbo infinito?

 

Sarà forse un solitario nuvolo

 

sensibile alla brezza che lo porta

 

in parte a coprire la Luna?

 

Un lampo silenzioso

 

illumina un riflesso

 

conosciuti occhi sorpresi

 

Subito risvaniscono vergognosi.

 

-Renzo  Mazzetti- 

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