TURBE

 

domenica, 13 novembre 2011

TURBE

 

E come Gesù vide le turbe, ne ebbe compassione. Allora disse ai suoi discepoli: La messe è veramente grande, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi degli operai nella sua messe.

 

Il raccolto è ricco e maturo e c’è lavoro in abbondanza: a voi tutti, o lavoratori, a che la messe abbia inizio. Il campo del raccolto è un campo d’onore, il lavoro è lodevole e la ricompensa immortale, perché l’amore del prossimo è la nostra falce, e la vera legge divina: ama Dio sopra tutto e il prossimo tuo come te stesso, sia per noi l’acciaio che serve ad aguzzarla. Accostatevi dunque alla grande lega del raccolto, che si rallegra per il lavoro e per cui simili falci sono troppo pesanti. Il raccolto, cioè l’umanità matura per la perfezione terrena, e la comunanza dei beni della terra, sono il primo frutto. Il comandamento dell’amore ci invita alla messe e questa ci induce al piacere: se desiderate mietere e godere, obbedite al comandamento dell’amore. Per promuovere il vostro bene e per mantenere l’ordine (secondo quanto vi si fa credere) si sono finora scritte e stampate numerose leggi e ordinanze, tante che potreste riscaldare le vostre case per un intero inverno, e mai è stata chiesta la vostra opinione: queste leggi infatti non contengono che angherie e voi, certo, in nessun caso le avreste approvate. Mai vi si chiarisce il contenuto delle norme, finché non le avete violate e non siete costretti a conoscerle per punizione; e questo, per farvi vivere sempre pieni di timore e in schiavitù. Ma la paura è fonte di viltà, e il lavoratore deve estirpare questo arbusto dannoso, e al suo posto far piantare profonde radici al coraggio e all’amor del prossimo. L’amor del prossimo è il primo comandamento veramente divino. Se avrete coraggio, tale adempimento non sarà gravoso per voi, perché c’è soltanto bisogno della lotta che, sì, voi tutti agognate. Entrate in campo contro la discordia e l’egoismo; estirpateli innanzi tutto da mezzo a voi e non lasciateveli sfuggire, ovunque abbiano posto la loro dimora. (meditazione sull’umanità come è e come dovrebbe essere (1838) di Wilhelm Weitling).

 

 

 

I poeti non accendono che lampade

 

si spengono per loro

 

i lucignoli che hanno attizzato.

 

Se la luce vitale

 

è simile a quella del sole,

 

ad ogni età una lente

 

che dissemini

 

la sua circonferenza.

 

-Emily Dickinson-

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