SENSIBILE

 

martedì, 15 novembre 2011

SENSIBILE

 

L’uomo, come ogni essere vivente, è sensibile, e tale originaria sensibilità è sensazione: istinto legato all’istante, limitato all’istante, che spinge l’uomo a fare il bene e il male senza conoscerlo, dacché ignora l’uno e l’altro. L’uomo, limitato al solo istinto fisico, è nullo rispetto a ciò che la storia della moralità (che è insieme storia della denaturazione e della perversione) ci insegnerà: la coscienza e la virtù. Nullità originale, imbecillità originale: la storia della moralità procede, anche se per diverso commino, con lo stesso passo della storia della ragione. Prima che inizi la storia della ragione l’uomo è una virtualità, la perfettibilità; è aperto a due realtà, pietà e amor di sé, che poi si svierà in amor proprio. Prima della virtù, che è solo tentativo di ritrovare una innocenza e una felicità perdute, che ha senso solo in relazione alla perdita di ciò che forse non è mai esistito, si estende lo stato originale e naturale assieme. L’uomo, spogliato, purificato dall’analisi intellettuale fino al punto estremamente tenue in cui al limite può confondersi con l’animale, ne è tuttavia separato da ciò che la storia successiva dimostra esser stato il suo principio: la pietà che genera la bontà. (Meditazione sulla Sensibilità e virtù: la dottrina di Jean-Jacques Rousseau).

 

P R E C I P I T A       I L       M O N D O       N E L L’ U N I V E R S O

 

Il mondo precipita nell’universo

 

e ora non è più rotondo

 

come quando girava lassù

 

intorno a se stesso.

 

E’ divenuto più snello

 

ed elastico fa mille smorfie

 

e sorride per la gente

 

che testarda ancora si tiene

 

strettamente salda alle sue code.

 

La sciocca Luna

 

finalmente più non si vede

 

e le parole

 

dette al suo chiarore

 

più non si ripetono.

 

Esistevano tante e tante cose

 

ed ora sono rimaste lassù

 

dove rimaneva attaccato il mondo

 

e girano per inerzia

 

cercando di attirare vecchie attenzioni.

 

Solo una fantasia perfida

 

può pensare ancora a quelle cose

 

che sono state lasciate perché inutili.

 

Uno stato affettivo

 

piuttosto violento

 

provoca nella memoria

 

rimasta lassù imprigionata

 

un sentimento di angoscia e ripugnanza.

 

-Renzo Mazzetti-

 

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