RAGNO

venerdì, 19 agosto 2011

RAGNO

Si sarebbe detto che, appena disertata dagli uomini, la città fosse caduta in balia d’abitatori fino a ieri nascosti, che ora prendevano il sopravvento: la passeggiata seguiva per un poco l’itinerario d’una fila di formiche, poi si lasciava sviare dal volo d’uno scarabeo smarrito, poi indugiava accompagnando il sinuoso incedere d’un lombrico. Non erano solo gli animali a invadere il campo: si scopriva che alle edicole dei giornali, sul lato nord, si forma un sottile strato di muffa, che gli arberelli in vaso davanti ai ristoranti si sforzano di spingere le loro foglie fuori dalla cornice d’ombro del marciapiede. Ma esisteva ancora la città? Quell’agglomerato di materie sintetiche che rinserrava le giornate, ora si rivelava un mosaico di pietre disparate, ognuna ben distinta dalle altre alla vista e al contatto, per durezza e calore e consistenza. Così, dimenticando la funzione dei marciapiedi e delle strisce bianche, percorreva le vie con zig-zag da farfalla, quand’ecco che il radiatore d’una spider lanciata a cento all’ora gli arrivò a un millimetro di un’anca. (meditando: La città tutta per lui di Italo Calvino).

L A    S P A G N A    P O V E R A    P E R    C O L P A    D E I    R I C C H I
Maledetti quelli che un giorno
non guardarono, maledetti ciechi maledetti,
quelli che non porsero alla solenne patria
il pane ma le lacrime, maledette
uniformi macchiate e sottane
di acri, fetidi cani da tana e da sepoltura.
La povertà era per la Spagna
come cavalli pieni di fumo,
come pietre cadute dalla
sorgente della sventura,
terre cereali non
aperte, cantine segrete
d’azzurro e di stagno, ovari, porte, archi
chiusi, profondità
che volevan partorire, tutto era custodito
da triangolari guardie con doppietta,
da preti del color di triste topo,
da lacché del re d’immenso culo.
Spagna dura, paese di meli e di pini,
ti proibivano i tuoi vaghi signori:
di seminare, di far partorire le miniere,
di far montar le vacche, di raccoglierti
sulle tombe, di visitare ogni anno
il monumento di Cristoforo il marinaio, di nitrire
discorsi con macachi venuti dall’America,
uguali per posizione ’sociale’ e marciume.
Non costruite scuole, non fate scricchiolare la corteccia
terrestre con gli aratri, non empite i granai
d’abbondanza di frumento: pregate, bestie, pregate,
con un dio dal culo immenso come il culo del re
vi attende. ‘Là mangerete la minestra, fratelli miei’.
-Pablo Neruda-

LA MASSIMA DEL TERZO MILLENNIO

Dentro la crisi, uno degli aspetti più preoccupanti è che il parlamento italiano né quello europeo decidono nulla: semplicemente applichiamo i dicktat tedeschi. Buon ultima la pensata di tagliare i fondi agli stati che non diminuiscono il deficit. E’ uno degli aspetti che caratterizzano il colpo di stato monetario che stiamo subendo da mesi. Visto che ancora nessuno ha però abolito formalmente le elezioni e che decide la Merkel cosa si deve fare in Italia, chiedo allora di poter votare in Germania. Invece che sciogliere i piccoli comuni, sciogliamo direttamente lo stato italiano visto che non serve a nulla. Da qualche parte io vorrei poter decidere, come si conviene in democrazia, altrimenti non capisco qual è la differenza con il fascismo. (Paolo Ferrero).



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