FREDDEZZA
sabato, 16 luglio 2011
FREDDEZZA
Un esame
critico-letterario delle encicliche papali. Esse sono per il 90% un centone di
citazioni generiche e vaghe, il cui scopo pare essere quello di affermare in
ogni occasione la continuità della dottrina ecclesiastica dagli Evangelisti ad
oggi. In Vaticano devono avere uno schedario formidabile di citazioni per ogni
argomento: quando si deve compilare un’enciclica, si comincia con il fissare
preventivamente le schede contenenti la dose necessaria di citazioni: tante
dall’Evangelio, tante dai padri della Chiesa, tante dalle precedenti
encicliche. L’impressione che se ne ottiene è di grande freddezza. Si parla
della carità, non perché ci sia un tal sentimento verso gli uomini attuali, ma
perché così ha detto Matteo, e Agostino, e il ”nostro precedessore di felice
memoria”, ecc. Solo quando il papa scrive di politica immediata, si sente un
certo calore. (meditando Le encicliche papali, Quaderno del carcere 6, Antonio
Gramsci).
IL CANTO DELLA POVERTA’
Viviamo come se non avessimo niente e possedessimo tutto.
Quanto basta per vivere e per vestirsi sia la ricchezza dei
cristiani.
Se possiedi qualcosa vendila; se non possiedi niente, non
dartene pensiero.
A chi si spoglia del suo, bisogna lasciare un abito e un
mantello.
E’ chiaro che se, differendo sempre e rimandando di giorno
in giorno, non vendi poco a poco le tue povere proprietà, Cristo non avrà di
che nutrire i suoi poveri.
Ha dato tutto a Dio chi gli ha offerto se stesso.
Gli Apostoli abbandonarono soltanto le imbarcazioni e le
reti.
La vedova diede due monetine in elemosina, ma la sua offerta
vale più delle ricchezze di Creso.
Colui che pensa sempre di essere destinato a morire,
disprezza senza difficoltà ogni cosa.
-S. Girolamo-
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