PAUL

giovedì, 9 giugno 2011

PAUL

Caro compagno Willi, ti prego di voler scusare la cattiva scrittura, ma non è possibile diversamente. Sono ammanettato [Nelle carceri di Brandeburgo il condannato a morte veniva messo in cella separata, ammanettato e con i ceppi ai piedi, e così tenuto fino al momento in cui veniva condotto al patibolo], sono uno che si trova cinque minuti prima della mezzanotte. Ti vorrei pregare di ricordare una conversazione che noi due abbiamo avuto una volta. Mi dicesti allora che se le cose mi fossero andate male, avrei potuto avvalermi del tuo aiuto. Ecco, oggi il momento è giunto. Oggi, giorno in cui i <<rappresentanti del popolo>> mi hanno condannato a morte, i miei pensieri non solo sono con tutti voi che forse un giorno vedrete il compimento di quanto abbiamo sognato, ma mi turbinano nel capo altre preoccupazioni. Insomma, mi preoccupo del mio Klaus. Ti prego, se ti è possibile, da’ un poco di aiuto nell’educazione del mio ragazzo. Se dovessero rivelarsi in lui doti particolarmente buone, ti prego di aiutare a promuoverle. E’ il mio ultimo desiderio. Se avrò la certezza che egli potrà più tardi collaborare alla realizzazione di quanto ho considerato il compito della mia vita, andrò al patibolo con la coscienza di aver fatto, per la mia parte, quanto era giusto e bene. Nella speranza che i miei compagni e io siamo le ultime vittime di questo sistema, saluto te e gli amici tutti, e vorrei gridarvi: <<Non siete là per piangere sulle nostre tombe, ma dalle nostre tombe dovete portare con voi la fede nella grandezza e giustizia della nostra causa e la forza per giungere a un migliore e più bell’avvenire>>. A te per ultimo un saluto e un ringraziamento. Paul. [Paul Gesche, anni 37, falegname, resistente comunista tedesco, giustiziato nell'agosto 1944 a Berlino].

 CALPESTASTI
 Calpestasti
 le foglie cadute
 gialle, secche, morte.
 Non sapevi
 che calpestavi
 le prove di una vita
 trascorsa nell’assaporare
 un cielo sereno o burrascoso
 una pioggia calda o fredda.
 Calpestavi una vita
 che tremolava
 al vento freddo o caldo
 possente o dolce
 attaccata ad un ramo
 del vecchio albero
 ormai spoglio.
 -Renzo Mazzetti-
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