VOCI
venerdì, 20 maggio 2011
VOCI
Da qualche tempo correvan voci relative al convento. Si
diceva che vi si verificavano apparizioni notturne, che le sorelle erano fatte
segno a carezze invisibili, insolenti e impudiche, da parte di un fantasma, il
quale aveva il viso e le fattezze di un giovane prete noto nella città come
buontempone e rubacuori. Le autorità ecclesiastiche intervennero immediatamente
ed inviarono nel convento un sacerdote per fare gli esorcismi, per compiere
cioè quei riti che avrebbero dovuto allontanare le influenze demoniache. Fu
scoperto che nel ventre di una religiosa si era annidato il diavolo e
l’esorcista l’obbligò a lasciare il campo, praticando alla paziente un
enteroclisma di acqua benedetta. Ma i fenomeni ricominciarono e il delirio
delle sorelle aumentò sempre più di giorno in giorno. Tutte accusarono il
povero prete e queste accuse erano confermate, secondo gli esorcisti, dai
diavoli che erano penetrati nel corpo di esse. Senza ascoltare le sue proteste,
senza alcun seppur minimo dubbio, nonostante le disperate assicurazioni
d’innocenza, il povero prete fu arrestato. Tutte le pratiche più inverosimili,
insensate, tragicamente puerili furono messe in opera. Fra le altre assurdità
si domandò al diavolo (che era tornato ad abitare nel ventre della sorella) di
riferire se il povero prete avesse venduto l’anima al diavolo. Il diavolo
stesso rispose affermativamente e che il documento che comprovava ciò era custodito
nello studio di Lucifero. Il giorno dopo, la sorella produsse come prova un
biglietto nel quale il povero prete riconosceva Satana come suo signore e
maestro ed altre confessioni non rese note. A nulla valse il negare disperato
del povero prete. Il 18 agosto 1634 il prete,Urbano Grandier, fu condannato
alla tortura e alla morte. Fu sottoposto agli atroci supplizi senza confessare
le assurdità delle quali era accusato. Bruciato vivo, morì. (meditazione su: I
delitti del periodo oscuro. I processi per stregoneria).
STELLA
Nella notte buia e oscura,
c’è una luce là nel vuoto,
è una stella,
poverina,
che sta lì,
sola, solina
a pensare, e poi
a pensare,
a che cosa c’è da fare.
Sta pensando la stellina,
alla sua
luna regina;
e vorrebbe diventare
madre luna e aver potere.
Ma su,
via,
amica stellina,
tutto non si può avere,
resta ancora lì a pensare,
a che cosa
c’è da fare!
Se passate per il cielo
e vedete una lucina,
è la nostra pia stellina,
che sta ancora lì sospesa,
a pensare,
a pensare,
a che cosa c’è da fare.
-Simone-
(poesia scritta da un bambino su un foglio trovato in un
vecchio libro)
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