SLANCI

 

SABATO, 28 MAGGIO 2011

SLANCI

 

Gli operai metallurgici, devono oggi, per referendum, approvare o respingere la mozione votata dal congresso della loro federazione. Non è difficile prevedere l’esito di questa consultazione delle maestranze di fabbrica: la forma del referendum è squisitamente democratica e antirivoluzionaria; serve a valorizzare le masse amorfe della popolazione e a schiacciare le avanguardie che dirigono e danno una coscienza politica a queste masse. L’avanguardia del proletariato non deve quindi demoralizzarsi e decomporsi per queste risultanze del movimento rivoluzionario. La sua qualità di avanguardia sarà anzi documentata dalla forza d’animo e dalla capacità politica che essa riuscirà ad esprimere: i gruppi operai che sono stati a capo del movimento, in questi giorni, hanno misurato esattamente il loro potere d’azione e le forze di resistenza passiva in mezzo alle masse? Hanno acquistato consapevolezza della loro missione storica? Hanno acquistato consapevolezza delle debolezze intime che pur si sono rivelate nella compagine della classe operaia, debolezze che non sono individuali, che non intaccano la valutazione dello spirito rivoluzionario del proletariato nell’attuale periodo storico, ma che sono rintracciabili nei rapporti generali di organizzazione professionale? Hanno fatto coscienza attiva e operante delle esperienze attraversate? Si sono abituati a identificare i sentimenti più riposti che fanno vibrare l’animo popolare e i sentimenti negativi, le forze di inibizione che immobilizzano e logorano gli slanci più generosi e audaci?

 

[un operaio: Il movimento non poteva durare se non allargandosi e generalizzandosi.]

 

L’avanguardia operaia, che oggi è disillusa e minaccia di disgregarsi, deve domandare a se stessa se di questa situazione non sia essa stessa responsabile. E’ un fatto che non esiste nel seno della Confederazione Generale del Lavoro un’opposizione rivoluzionaria organizzata e accentrata in modo da poter esercitare un controllo sugli uffici direttivi e da essere in grado non solo di sostituire un uomo con un altro uomo, ma un metodo con un altro metodo, in fine con un altro fine, una volontà con un’altra volontà.

 

[un operaio: E va bene. Facciamo questo referendum.]

 

Poiché questa situazione è reale, poiché a maturarla non giovano i lamenti, gli improperi, le maledizioni, ma occorre lavoro tenace e paziente di organizzazione e di preparazione, è necessario che i gruppi operai che sono stati a capo delle masse accettino la realtà così com’è, per modificarla efficacemente; occorre che mantengano la massa unita e compatta intorno ai loro programmi e alle loro parole d’ordine, occorre che si rendano capaci di esprimere dal loro seno uno stato maggiore energico, che sappia con intelligenza e audacia condurre una grande azione di massa. Oggi siamo al referendum: il risultato che esso darà non deve essere cagione di smarrimento e di disgregazione, ma invece monito per attività più serrata, più disciplinata, meglio organizzata: l’emancipazione del proletariato non è opera di poco conto e di uomini da poco; solo chi, nel maggiore disinganno generale, sa mantenere il cuore saldo e la volontà affilata come una spada, può essere ritenuto un lottatore della classe operaia, può essere chiamato un rivoluzionario. (meditazione su: La grande paura – saggio sull’occupazione delle fabbriche in Italia nel settembre del 1920 di Alberto Pozzolini; IL REFERENDUM , intervento di Antonio Gramsci).

 

COME URAGANO

 

A chi distrattamente cammina

 

lungo la catena del montaggio

 

il movimento può apparire fermo

 

l’officina come un’isola lontana

 

e le menti sembrare

 

al sentimento che vede superficiale

 

in numeri di matricola catalogate.

 

Eppure vi sono arti e corpi

 

che si muovono frenetici

 

come gli arti ed i remi

 

al ritmo ossessivo dei tamburi

 

sui grandi legni antichi

 

e le menti studiano utopie

 

dove i poveri appaiono in sogni ricchi.

 

Poi

 

goccia goccia

 

come benzina nel motore

 

l’impegno alimenta

 

il moto della conoscenza:

 

Fieri alzano lo sguardo

 

l’un nell’altro vedono se stessi

 

e gli enormi perché

 

diventano risposte precise

 

prospettive reali e vicine

 

vere ed efficaci garanzie.

 

Così

 

nello slancio fiducioso

 

in bisbigli di zanzare

 

esce l’aria dalle bocche

 

poi le parole come abbaiare

 

infine come uragano

 

in urlo prorompe.

 

-Renzo Mazzetti-

 

(Verso levante, poesie del mio autunno caldo, ISMECA, 2009)

 

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