MANINA
DOMENICA, 22 MAGGIO 2011
MANINA
Vi siete mai chiesti cosa pensa un bimbo quando vi dà la
mano? Avete mai posto una seria considerazione al calore, all’intensità di
dolcezza che quella mano vi trasmette nel momento in cui ve la tende? Egli è
nel pieno della sua innocenza, inconscia dolcezza e tenera fanciullezza. La
prima volta che pensai intensamente alla mano di un fanciullo fu quando un
giorno al mare, passeggiando sul bagno asciuga, un bimbo o una bimba non
ricordo bene, camminava insieme a sua madre che lo teneva per mano mentre portava
l’altra su per aria agitandola. Io ero lì vicino che camminavo e notavo
divertito quel bimbo che gioioso godeva di quel momento per lui forse
inconsueto. Le stesse sensazioni di noi adulti che lui non è capace di
esprimerle in un modo palese come noi grandi, metterli su un foglio di carta e
far diventare quei momenti fissati nel tempo. Mi avvicinai sempre più, sua
madre mi guardò, io gli feci capire allungando la mia mano con l’indice teso
che avrei voluto accostare il mio dito al palmo della sua manina tanto così per
vedere la sua reazione. Lei acconsentì con un cenno ed io accostai il mio dito
teso al palmo della mano del bambino che lui impavido afferrò. Camminammo così,
io portandolo con intensa emozione e lui molto più sicuro di prima avendo due
appoggi su cui contare. Un brusco intoppo con un’altra persona, così finì il
momento magico. Il bimbo lasciò il mio dito, mi guardò, poi fece un cenno per
riagguantarlo ma volle andare in braccio a sua madre e l’abbracciò con tanta
intensità quasi come avesse avuto paura o si fosse vergognato di quel gesto
innocente, infantile, nel quale si era fatto coinvolgere ingenuamente, ma che
al momento stesso aveva goduto anche lui. Ho sempre tenuto in mente quel gesto
come un atto ambiguo, insolito, incosciente che ora non farei più, dopo le
tante note vicende di cronaca poco simpatica, ma che io feci con spassionata
estemporanea emozione. Così il mio pensiero va sempre lontano nella
immaginazione di cosa pensa un bimbo quando ti dà la mano e di quanti altri la
prenderebbero tesa benevole che non avranno mai e di cui non conosceranno mai
il senso. Quel gesto ti costringe e ti stimola per di più a tenergli la sua
mano con la stessa intensità di forza della sua. Senti che quando ha qualcosa
da comunicarti ti trasmette degli stimoli così dolci, sensibili e pieni di
comunicativa che non immagineresti minimamente di percepire in altre occasioni.
E’ una cosa che devi tenere con garbo, sensibilità come quando tieni in mano un
uccellino: se lo stringi troppo rischi di soffocarlo, se lo tieni troppo lente
vola via, come uno spadaccino tiene la sua spada. La mano si trasforma nel
crescere, acquista più forza, diventa più esigente e vuole molte più cose.
Quando comincia l’età dei <perché>, il capire sempre più intenso, la gestualità
più vigorosa per volerti far capire con maggiore convinzione e volontà di
ottenere sempre di più. Restano, a me è successo così, molti impressi nella
mente quei momenti in cui hai dovuto importi con forza o con uno strattone.
Forse lui o lei avrebbe voluto stare lì per giocare ancora o stare davanti la
bancherella a guardare i giocattoli dove c’era l’imbarazzo della scelta e che
poi una volta a casa, sarebbe diventato uno dei tanti. (meditazione su: La mano
di un bambino di Bianco Antonio).
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TENERSIPERMANO
Otto bambini si tengon per mano:
saltando, giocando, fanno baccano,
corrono in fila stretti in catena,
volano insieme sull’altalena;
nessuno la mano dell’altro molla
appiccicati son con la colla;
se cade uno cadon di sotto
tutti quanti fino a otto:
ma sempre ognuno rimane sano.
Porta fortuna tenersi per mano.
-Luciana Martini-
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