PROCEDIMENTO DIMOSTRATIVO
MARTEDÌ, 26 APRILE 2011
PROCEDIMENTO DIMOSTRATIVO
La filosofia del procedimento dimostrativo tende a condurre
i semplici a una concezione superiore della vita. L’esigenza di contatto tra
intellettuali e semplici non è per limitare l’attività scientifica e per
mantenere una unità al basso livello delle masse, ma appunto per costruire un
blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un progresso
intellettuale di massa e non solo di scarsi gruppi intellettuali. L’uomo attivo
di massa opera praticamente, ma non ha una chiara coscienza teorica di questo
suo operare che pure è un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua
coscienza teorica anzi può essere storicamente in contrasto col suo operare. Si
può quasi dire che egli ha una coscienza contraddittoria, [dalle contraddizioni
il frutto di nuove verità] una implicita nel suo operare e che realmente lo
unisce a tutti i suoi collaboratori nella trasformazione pratica della realtà e
una superficialmente esplicita o verbale che ha ereditato dal passato e ha
accolto senza critica. Tuttavia questa concezione verbale non è senza
conseguenze: essa riannoda a un gruppo sociale determinato, influisce nella
condotta morale, nell’indirizzo della volontà, in un modo più o meno energico,
che può giungere fino a un punto in cui la contraddittorietà della coscienza
non permette nessuna azione, nessuna decisione, nessuna scelta e produce uno
stato di passività morale e politica. La comprensione critica di se stessi
avviene quindi attraverso una lotta di egemonie politiche, di direzioni
contrastanti, prima nel campo dell’etica, poi della politica, per giungere a
una elaborazione superiore della propria concezione del reale. (meditazione su di
un pezzettino della filosofia della praxis di Antonio Gramsci).
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IL COMUNISMO
IL COMUNISMO PER NOI NON E’
UNO STATO DI COSE
CHE DEBBA ESSERE INSTAURATO,
UN IDEALE AL QUALE LA REALTA’
DOVRA’ CONFORMARSI.
CHIAMIAMO COMUNISMO
IL MOVIMENTO REALE CHE ABOLISCE
LO STATO DI COSE PRESENTE
-Karl Marx-
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