GLICINE

 

VENERDÌ, 15 APRILE 2011

GLICINE

 

In questa notte oscura non osare di lasciar la tua casa, forse non potrai più rientrare nemmeno come ospite. In questo inverno non osare di lasciare il tuo villaggio, forse non potrai più rivederlo nemmeno come viandante. Ti scongiuro, fratello, questo mio consiglio appendilo all’orecchio, portalo con te come un gioiello. Tu ancora non conosci la lama della lontananza, come taglia il cuore dei sogni. Tu ancora non conosci la lancia della nostalgia, come ti sfonda il cuore. Tu non conosci l’autunno dell’esilio, come sfiorisce e secca il ramo del glicine. Se per una volta tu dovessi attraversare la landa desolata dei miei pensieri se un giorno la tua strada dovesse passare nella città in rovina della mia anima allora sapresti capire il linguaggio delle onde perdute allora sapresti capire il fiume che vaga portando in spalla tutto il dolore raccolto sulle sponde il fiume che corre per deporre sofferenze, tristezza nel cuore dell’oceano infinito e sapresti udire nell’infrangersi dell’onda marina il dolore segreto dell’esilio nel canto del fiume il segreto dolore di un cuore come il fiume lontano dalle vette della sua montagna che di notte lontano dalla terra amata si immerge nel mare torbido dei sogni cercando la sua unica perla. - ( meditazione su Notte oscura, canto Kurdo di Ferhad Shakely ).

 

 

NELLO STESSO POSTO

 

 

 

Casa, ritrovi, mio quartiere: ambiente

 

ch’io vedo, e dove giro: anni dopo anni.

 

 

 

Io t’ho creato nella gioia e nei dolori:

 

con tanti eventi e tante, tante cose.

 

 

 

E tutto sentimento ti sei fatto, per me.

 

 

 

-Costantino Kavafis-

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