CONTATTO DISCRETO
lunedì, 14 febbraio 2011
CONTATTO DISCRETO
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Contatto discreto. = .
Un quotidiano ha pubblicato, in prima pagina, un articolo di fondo, nel
quale si giudica con molta severità la decadenza morale in cui versa la società
italiana. E’ stato mai chiesto al popolo sovrano, si domanda angosciato il
giornalista, se voleva la libertà del meretricio, le libertà dei prosseneti, la
libertà dei violenti, la libertà delle corna, la libertà dell’osceno? Molto
bene e molto giusto. Ma è stato chiesto anche al quotidiano in questione se
voleva e se vuole queste vergognose cose? La domanda si impone perché
nell’ultima sua pagina, lo stesso giorno, è comparsa una rubrica, negli annunci
pubblicitari, intitolata così: Relazioni sociali. Vi compaiono venti annunci,
ed eccone alcuni, a mo’ d’esempio: Giovanissima offre compagnia distintissimi,
anche domicilio. Professionista giovane, bella presenza, cerca amici adeguati,
indispensabile telefono, promettendo contatto discreto. Piazza Venezia nuove
bellissime studentesse offrono compagnia distintissimi, telefonare… ambiente
signorilissimo. Giovanissime signorine cercano compagnia signore e signori,
telefonare. Statuaria: pittrice, giovane estrosa modella esegue pose per
soggetti particolari, telefonare.
INDOVINA L’
INDOVINELLO:
CHI HA SCRITTO
QUANTO SOPRA?
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VERSO L’ ITALIA
Su dunque, scòtiti… sferza i cavalli,
siam presso al termine delle tue valli!
E’ questo, guardalo, questo il mio cielo
che è senza nugola, che è senza velo;
guarda le guglie, guarda le chiese,
le piazze, i portici del mio paese.
Pei prati esultano, pieni di sole,
farfalle e rondini, bimbi e viole;
sporgon dal povero balcon le rose;
sugli usci cantano fanciulle e spose.
Gli occhi han vivissimi brune le chiome,
le voci limpide, soave il nome…
Tu guardi attonito, tendi l’orecchio,
e il cor ti palpita, povero vecchio!
Ti tocca l’anima questo splendore
di fior, di musiche, di luce e amore…
senti… favellano com’io favello…
ei mi salutano come un fratello…
ferma, o mio povero Franz, i cavalli;
varcato è il termine delle tue valli.
-Giovanni Rizzi-
(Treviso, 1828- Milano, 1890)
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