BUON NOME

 

mercoledì, 16 febbraio 2011

BUON NOME

 

Gli uomini dovrebbero essere come sembrano. Potessero invece non sembrare nemmeno uomini quelli che non sono come sembrano! Non sono obbligato a fare ciò che non si pretende nemmeno dagli schiavi. Rivelare i miei pensieri? Ammettiamo pure che siano vili e malvagi. Ebbene esiste forse una casa dove non si possano insinuare degli esseri immondi? Chi può essere tanto puro di cuore da non avere qualche indegno sospetto che possa sedere in tribunale e tenere udienza insieme con dei pensieri giusti? Può darsi che il mio giudizio sia sbagliato. Lo confesso: vedere dovunque il male è il vero tormento della mia natura, e, spesso, immagino colpe inesistenti. Il buon nome, sia per l’uomo, che per la donna, è la gemma più preziosa dell’anima. Se uno mi ruba la borsa, mi ruba una cosa che ha sì un certo valore, ma in fondo senza grande importanza: il denaro era mio, ora è suo, come prima era stato di mille altri. Chi invece ruba il mio buon nome, mi porta via una cosa che non fa ricco lui e impoverisce me. Chi è povero e contento è ricco, anzi ricchissimo. Ma chi è molto ricco e ha paura di diventare povero è povero come l’inverno.(meditazione su Iago in Otello di William Shakespeare).

 

L’ENTUSIASMO

 

Qual ignoto mi porta impeto? E dove?

 

Son io libero spirto o a’ membri affisso?

 

In un punto trasvolo etra ed abisso,

 

E la folgore accendo in mano a Giove.

 

 

 

Fors’è ‘l sacro furor che fa sue prove

 

In me, qual vider già Tebro ed Ilisso,

 

Maggior del fato che ‘a mortali è fisso,

 

Maggior di lei che in su la rota move?

 

 

 

D’affetti intanto e di pensieri ondeggio

 

In uno quasi mar che cela il lito,

 

E nulla fuor che vision non veggio:

 

 

 

Quando il confin, cui circoscrisse il dito

 

De l’Eterno, m’arresta; e qui vagheggio

 

In caligin de l’infinito.

 

-Angelo Mazza, 1741-1817-

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