RICERCA
venerdì, 28 gennaio 2011
RICERCA
Ieri, con il compagno
Giovanni Scali, (figura mitica delle lotte alla Piaggio di Pontedera)
rileggevamo alcune documentazioni di quando i lavoratori, – con i comunisti –
avevano possibilità (non solo di difendersi meglio dall’arroganza del padrone)
di diventare Classe dirigente. Quando non vi era solo il politico, ma il
rivoluzionario di professione, operaie e operai, arrivavano ad assolvere,
egregiamente, incarichi di sindaco, consigliere regionale, deputato, senatore.
Durante il lavoro di ricerca sui documenti storici, ci siamo presi una pausa e
divertiti nel leggere:
IL CONTO
Mentre attendiamo di conoscere i risultati definitivi (che
voi, quando leggerete queste righe, probabilmente avrete già sotto gli occhi),
cerchiamo di capire con quale animo dirigenti e elettori della dc, uscita
nettamente rinforzata dalle urne, cercheranno di <gestire>, come si dice
oggi, lo scudo crociato del 20 giugno. L’on. Zaccagnini, l’altra sera a
Ravenna, a botta calda, ha confermato tra l’altro <L’impegno di tutto il
partito che ha avviato il rinnovamento di nomi e di metodi presupposto indispensabile
per l’attuazione della politica che l’elettorato ha mostrato di volere>.
Chiaro, eh? <Rinnovamento di nomi e di metodi>, dunque politica nuova,
nuovo modo di governare, facce nuove, nuovi modi di assumere e praticare il
potere. Benissimo. Ma sono tutti d’accordo nella dc? Ecco il testo di un
telegramma immaginario che Indro Montanelli, il Guglielmo Giannini degli anni
‘70, avrebbe voluto spedire l’altro ieri al segretario democristiano. Lo ha
pubblicato il <Geniale> ieri: < Vi diffidiamo dal gabellare per vostra
la vittoria che gli italiani vi hanno dato ricambiando con la loro lealtà i
vostri tradimenti. Vi abbiamo votato, ma ce la pagherete >. Ora, noi
sappiamo bene che la grande maggioranza degli elettori democristiani non sono
lor signori. Essa appartiene ai ceti medi, alla classe lavoratrice, alla
borghesia onesta e laboriosa. Ma Montanelli è convinto che la ritrovata forza
della dc sia opera di quegli ambienti ricchi che egli, vincendo a stento la
nausea, ha incitato a votare per lo scudo crociato, e ora, lavorando come al
solito per essi, presenta subito il conto, ma notate che non lo presenta, o non
lo presenta anche, al senatore Fanfani, che pure oltre che presidente del
consiglio nazionale democristiano, è stato il più vistoso protagonista della campagna
elettorale. No. Di Fanfani i ricchi sono sicuri: più egoisti e reazionari sono,
più da Fanfani si sentono protetti: No, no. E’ Zaccagnini che bisogna battere,
e Montanelli l’avverte che i suoi non hanno nessuna intenzione di rinunciare a
riscuotere. Già nella politica democristiana di ieri, figuratevi, che poneva in
prima fila i Rumor, i Gava, i Colombo e compari, i
signori di Montanelli
scorgevano < tradimenti >. Ora ne vogliono una ancora più sicura
per i loro portafogli e la domandano in nome di una affermazione alla quale,
con ragione, non si considerano estranei. Onorevole Zaccagnini, come le abbiamo
detto più volte, il bello per lei comincia ora. Qui ci vuole il coraggio del
partigiano. Lei è pronto? Si va? -Fortebraccio- mercoledì 23 giugno 1976.
ZEROQUARANTADUE
Senza alcuna ragione ragionata
le braccia e le gambe
frenetiche si muovono precise
e le mani attente, veloci, lontane
si attaccano ai pezzi
innestandoli opportunamente.
In questo non vivere
nell’ammasso di ferro lavorato
di viti e rondelle e bulloni
e trapani e chiavi e motori
il cervello diventa piombato
tenta di fuggire la realtà
nella testa disturba.
Uomini e donne protagonisti
consapevoli della fatica alienante
assorbono grammo su grammo nocività
sopravvivono ai tempi di produzione
costruiscono utilità.
-Renzo Mazzetti, Operaio officina 2 R-
(Il Piaggista nuovo, giugno 1977)
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