VENERDI’

 

giovedì, 17 giugno 2010

VENERDI’

E ora sembra che gli ebrei non potranno più entrare nei negozi di frutta e verdura, che dovranno consegnare le loro biciclette, che non potranno più salire sui tram né uscir di casa dopo le otto di sera. Se mi sento depressa per queste disposizioni – come stamattina, quando per un momento le ho avvertite come una minaccia plumbea che cercava di soffocarmi – non è, però, per le disposizioni in sé. Mi sento semplicemente molto triste, e allora questa tristezza cerca conferme. Così, una lezione poco piacevole che devo dare m’ispira altrettanta paura e angoscia che le più pesanti misure adottate dalle forze di occupazione. Non sono mai le circostanze esteriori, è sempre il sentimento interiore – depressione, insicurezza, o altro – che dà a queste circostanze un’apparenza triste o minacciosa. Nel mio caso funziona sempre dall’interno verso l’esterno, mai viceversa. Di solito le disposizioni più minacciose – e ce ne sono parecchie, attualmente – vanno a schiantarsi contro la mia sicurezza e fiducia interiori, e una volta risolte dentro di me, perdono molto della loro carica paurosa. -Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelpi edizioni.

Vedi: IL BABIRUSSA

CONGEDO

Malve sfiorite stanno

lungo il sentiero del giardino,

e petali di rosa si disperdono;

in una pergola lontana

col canto il liuto risuona.

Non vogliamo più parlare,

troppo peso hanno le parole.

Cogli per il tuo viaggio

ancor un mazzo di resede

presto non saranno più.

Ora se n’è andata

col suo leggero passo

e porta sulle guance

tutte le mie rose

ed anche la mia estate.

-HESSE-

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