IL SENSO MORALE
DOMENICA, 23 MAGGIO 2010
IL SENSO MORALE
Capiremo il mondo quando capiremo noi stessi, perché esso e noi siamo metà integranti. Noi siamo figli di Dio, germi divini. Un giorno saremo ciò che è nostro Padre. Che non ci sia in noi una facoltà che abbia la stessa parte che ha il mondo solido fuori di noi, l’etere, quella materia visibile-invisibile, la pietra filosofale che è dovunque e in nessun luogo, che è tutto e nulla? Noi la chiamiamo istinto o genio; dappertutto è precedentemente. Essa è la pienezza dell’avvenire, la pienezza dei tempi, nel tempo ciò che la pietra filosofale è nello spazio: ragione, fantasia, intelligenza e senso sono soltanto le sue singole funzioni. In ogni caso il mondo è il risultato di un’azione reciproca fra me e la divinità. Tutto ciò che è o nasce, nasce da un contatto di spiriti. Noi siamo in rapporti con tutte le parti dell’universo, come pure con l’avvenire e col passato. Dipende soltanto dalla direzione e dalla durata della nostra attenzione quale rapporto vogliamo sviluppare di preferenza, quale debba diventare per noi il più importante ed efficace. Una vera metodica di questo procedimento sarebbe nientemeno che la tanto desiderata arte dell’invenzione; e forse potrebbe essere anche più di questa. L’uomo procede ognora secondo le sue leggi; e la possibilità di trovarle mediante la geniale osservazione di sé stessi è fuori di dubbio. La psicologia umana studierebbe, all’incirca come la dottrina della scienza, soltanto l’uomo come un tutto, un sistema (e solamente dall’alto al basso), e la psicologia in genere avrebbe a che fare soltanto con dei tutti? In questo caso la psicologia o la fisiologia mi sembrerebbero una cosa sola e l’anima nient’altro che il principio del sistema, della sostanza; la sua sede sarebbe il cielo. La fisiologia in genere sarebbe psicologia universale, e natura e anima sarebbero anch’esse una cosa sola poiché per natura si intende certamente soltanto lo spirito del tutto, il principio sostanziale. Bisogna quindi separare Dio e natura. Dio non ha niente a che fare con la natura. Egli è la mèta della natura, è quello con cui essa un giorno dovrà essere in armonia. La natura deve diventare morale, ed è ben vero che il Dio morale di Kant e la moralità appaiono qui sotto una luce del tutto diversa. Il Dio morale è qualcosa di molto più alto che il Dio magico. Per poter essere veramente morali, dobbiamo tentar di diventare magi. Quanto più morali, tanto più in armonia con Dio; quanto più divini, tanto più collegati con Dio. Soltanto attraverso il senso morale Dio ci diviene percettibile. Il senso morale è il senso dell’esistenza senza impressioni esteriori, il senso del legame, il senso del supremo, il senso dell’armonia, il senso della vita e dell’essere, liberamente eletti e inventati e tuttavia comuni; il senso della cosa in sé, il vero senso della divinazione. -Federico von Harderberg, tratto da Frammenti, Rizzoli-
Da dove
vedo quella luna
che è sotto ai miei piedi?
Volteggio nell’aria
e sento il respiro farsi affannoso
e il pulsare del mio cuore.
Dal mio cranio
esce leggero il cervello
e le gambe le corrono dietro!
Subito si fermano
si afflosciano
si spezzano
formando altri corpi
dalle forme neonascite.
Stelle Luna Mare Cielo Terra.
-Renzo Mazzetti, dal mio cranio dal mio cuore 10, Pellegrini editore, Cosenza 1969-
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