RESISTENZA

 

DOMENICA, 25 APRILE 2010

RESISTENZA

Quando è nata la Resistenza italiana? La risposta è facile e sicura: essa è nata col fascismo stesso. Fin dal primo giorno, fin dalle prime manifestazioni di violenza delle camicie nere, violenza organizzata e armata contro il popolo, il popolo si è levato alla difesa, alla resistenza e alla lotta. Fin dal primo giorno la resistenza popolare fu la difesa non di semplici interessi di parte, ma della libertà del progresso e della dignità umana, e, per ciò stesso, dei più vitali ed essenziali interessi nazionali. Questa lotta del popolo durò per tutto il venticinquennio fascista; conobbe drammatici alti e bassi, fasi di ardente speranza e di tetro sconforto; improvvisi balzi in avanti e lunghi periodi di ripiegamento. Questa lotta si spiegò in grandiosi movimenti di massa, come agl’inizi del fascismo e durante il periodo Matteotti, e si restrinse spesso all’azione sotterranea di piccoli gruppi di audaci e di eroi; conobbe i più grandi martiri e le abiure più abiette. Essa si combatté con le armi in pugno, come nel 1921-22 in Italia e come nel ‘36-’38 in terra di Spagna, e con la propaganda, i manifestini e i giornali clandestini, fatti circolare fra gl’iniziati; e fu intessuta dei sacrifici, delle sofferenze e del sangue dei nostri figli migliori. Lotta di uomini e di donne, di intelligenze e di cuori, essa fu fatta di grandi audacie e di sottili astuzie, e seppe non disdegnare le sferzate dell’epigramma e nemmeno la pungente ironia della barzelletta. Di questa lotta, la partigianeria fu il coronamento felice e vittorioso, perché in essa si realizzarono e si riassunsero tutti gli aspetti e tutti i motivi politici sociali nazionali e umani apparsi durante la Resistenza antifascista del venticinquennio. Perché l’Italia fosse di nuovo libera e una dalla Sicilia alle Alpi, presero le armi 462 mila partigiani e patriotti. Di essi 76.500 caddero sul campo di battaglia o nel martirio. Essi chiedono ai compagni di lotta sopravvissuti, agli italiani cui il loro sacrificio ha ridato la libertà e dignità di cittadini, di non frustrare il loro sacrificio, di restare fedeli agli ideali per cui assieme si combatté e si soffrì, di continuare per la strada aperta dal loro eroismo e dal loro sacrificio e al cui termine essi videro, morendo, un’Italia unita e rinnovata nella libertà e nel lavoro, non matrigna ma madre amorosa e premurosa di tutti i suoi figli. Sappiamo ricordare sempre questa consegna; sappiamo realizzare questo testamento dei nostri morti: eleveremo, così il miglior monumento alla loro gloria ed alla loro memoria. -Luigi Longo -


Longo con Berlinguer

 



LUIGI LONGO

Patriota comunista, eroico antifascista, decorato dal generale americano Mark ClarK, a nome del Presidente degli Stati Uniti, con la seguente motivazione: Egli lanciò il grande peso del potente partito del quale era un dirigente nella battaglia per la liberazione del suo paese. Con tutte le sue forze si prodigò per l’unificazione dei gruppi antifascisti e antitedeschi, consentendo la formazione di un unico fronte di lotta contro il comune nemico. Firmato: HENRY TRUMAN

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 A CHI PASSA
 Su questi monti in queste valli
 per le strade nei villaggi
 della bella pianura che vedi laggiù
 caddero per la libertà d’Italia
 i Partigiani della 17a Brigata Garibaldi.
 Soldati senza uniforme e dalle scarpe rotte
 con poche armi strappate al nemico
 furono più forti del barbaro invasore
 del freddo e della fame
 del richiamo della famiglia lontana.
 Affrontarono la morte combattendo
 fucilati impiccati o uncinati
 solo perché sorretti dalla certezza
 d’un domani migliore
 di libertà e di giustizia.
 Piangerli non basta:
 per ricordarli degnamente
 occorre continuare l’opera da Essi cominciata.
 -Epigrafe posta sul colle del Lys a ricordo della 17a Brigata Garibaldi “ F. Cima “-
 



bandiera comunista italiana

 

 

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 IGNOMINIA
 Lo straniero non sapeva tutto
 di quei monti e di quelle colline
 non sapeva tutto di quelle pianure.
 Lo straniero si smarriva
 nei labirinti dei centri antichi
 non trovava gli sperduti paesini.
 Lo straniero non conosceva quel sentiero
 né il sicuro nascondiglio
 dove bambini giocarono e ragazzi si uccisero.
 Il fascio littorio
 Salò e le camicie nere
 furono barbarie e distruzione.
 Antigone salvò quei neri cadaveri
 dalla furia dei perseguitati assassinati
 nell’aldilà dove non si perdona.
 L’eterna oscurità detenga le spie
 e i servitori dei tiranni dannati
 nell’infernale pozzo dei traditori.
 Nessun civile perdono sia concesso
 al morto non uguale al morto
 solo rigoroso ricordo.
 Ancora sanguinano innocenti ferite
 e cumuli di coscienze tremanti
 testimonianze perenni
 per non ricadere nell’ignominia.
 -Renzo Mazzetti-
 CHE FINE HA FATTO IL DISEGNO DI LEGGE 1360 SULL’EQUIPARAZIONE?
 VA RITIRATO!
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QUAEDAM IURA SCRIPTA, SEDOMNIBUS SCRIPTIS CERTIORA SUNT
-SENECA-


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