L'ARRIVO

mercoledì, 30 dicembre 2009

L'ARRIVO

La Panda rossa, arrivata in cima alla salita, si zittì riparandosi sotto alla tettoia; la signora scese e subito rificcò la testa nell’abitacolo: frugava davanti e dietro i sedili, nella borsa, nelle tasche del giaccone. Il freddo intenso del Mugello la fece correre in casa. Subito si sedette nella poltrona di fronte al vivo fuoco. Sembrava che in collo e tra le braccia tenesse una creatura appena nata, tanto era l’atteggiamento di dolce premura. L’accarezzava dicendo: hai freddo, poverina. Dopo, senza dire una parola, me la mise in collo. Rimasi sconcertato, impacciato, senza sapere dove mettere le mani, mi ritrovai ad accarezzare un batuffolo di lana nera con squarci di bianco. Nel contempo, la bianca, candida, sovrana Dea grugniva come una suina, maestosa, solitaria, spaziandosi padrona nella casa, ignara non attendeva l’improvviso arrivo di sconosciuta Venere, poi Luna, definitivamente battezzata Maya.

A VOLTE
 
A volte, quando un uccello canta
o un vento passa tra le fronde
o un cane abbaia in una fattoria lontana,
devo stare a lungo in ascolto-raccolto.
La mia anima vola a ritroso
al di là di millenni immemorabili
quando l’uccello e il vento che stormisce
erano simili a me, miei fratelli.
La mia anima diventa un albero
e un animale e un tessuto di nuvole.
Tramutata e straniata torna indietro.
E m’interroga. Come risponderle?
H. Hesse -

VEDI: MAYA


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