CONFESSIONI

 

venerdì, 11 settembre 2009

CONFESSIONI

Venni nella deliberazione di togliermi – però senza chiasso e senza ostentazione – da quel mercato di chiacchiere che formava l’occupazione della mia lingua: i giovanetti, studiosi non della tua legge e della tua pace, ma di vane menzogne e di lotte forensi, non dovevano più comprare dalla mia bocca armi per la loro follia. Fortuna volle che mancassero pochissimi giorni alle vacanze della vendemmia: decisi di soprassedere per quel breve periodo, per andarmene poi secondo l’usanza; redento a Te, non sarei più stato merce da mercato. Questa mia decisione, presa davanti a Te, non era conosciuta da altri che dai miei intimi: anzi s’era fatto accordo tra noi che non trapelasse parola, quantunque a noi, risaliti ormai dalla valle del pianto cantando il cantico delle ascensioni, Tu avessi dato frecce appuntite e carboni devastatori contro la lingua subdola che, con il pretesto di consigliare, contraddice e, con quello dell’affetto, divora comi si fa con il cibo. Erano le frecce del tuo amore che avevano trafitto il mio cuore e portavo le tue parole confitte nelle viscere; e gli esempi dei tuoi servi, che Tu avevi trasformati da oscuri e morti in luce e vita, ammassati nell’intimo della mia mente, ripiegarmi in basso; mi accendevano anzi tanto validamente, che il soffio contraddicente di una lingua subdola non solo non avrebbe estinto ma dato alimento al fuoco.Però, siccome per i meriti del tuo nome, santo su tutta la terra, non sarebbe mancato anche chi avrebbe lodato il mio desiderio e il mio proposito, poteva esser giudicato affettazione il non attendere il momento tanto vicino dalle vacanze; si sarebbero fatte molte chiacchiere sul mio abbandono anticipato di una pubblica professione molto in vista, come se avessi voluto attirare sulla mia decisione gli sguardi di tutti quelli che avrebbero notato quella imminenza delle ferie autunnali; come se fosse stato un gesto di posa a grand’uomo. Che bisogno c’era che si facessero supposizioni e discussioni sulla mia crisi spirituale e il mio bene venisse biasimato? Inoltre in quella stessa estate i miei polmoni avevano cominciato a risentire della eccessiva fatica dell’insegnamento: la difficoltà di respirare e i dolori di petto erano sintomi di malattia, come il non poter parlare a lungo con voce chiara. Sulle prime quel malessere mi aveva parecchio preoccupato perchè mi obbligava ad abbandonare quasi necessariamente quel pesante incarico, o ad interromperlo, se avessi potuto curarmi e guarire. Ma quando la volontà di consacrarmi, interamente libero, a meditare che Tu sei il Signore, nacque in me e poi si consolidò. – Tu lo sai, o mio Dio -, provai anzi piacere di avere una valida scusa che mitigasse il disappunto di coloro che per amore dei loro figliuoli non mi concedevano mai un po’ di libertà. Pieno dunque di questa gioia, lasciavo che quel periodo di tempo – si trattava, credo, d’una ventina di giorni – passasse; mi ci voleva però dell’energia, perchè era venuta a mancare la cupidigia del guadagno che mi aiutava a sopportare il gravoso impiego, dal quale sarei stato oppresso se non vi fosse sottentrata la pazienza. Forse qualcuno dei tuoi fedeli, miei fratelli, dirà che ho sbagliato quando, pieno già di cuore del tuo servizio, accettai di sedere anche una sola ora sulla cattedra della menzogna. Signore, nella tua acqua santa, non hai perdonato e rimesso, insieme con gli altri orrendi e mortiferi peccati, anche questa colpa? (Sant’Agostino:“Rinunzia all’insegnamento”.)

 

Insegnare un’unica religione e non condannare la guerra ai Talebani?

 

RINGRAZIAMENTO

Io ti ringrazio.

Ti ringrazio

non come

ringrazia un mendico

che furtivo

torna alla tana.

Io ti ringrazio

a cuore aperto.

Era spaccato

proprio nel centro

e sgorgava il sangue

rosso e denso.

L’aveva posto

tolto dal mio petto

sopra un sasso.

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