HIROSHIMA NAGASAKI JAMES FRANCK

 HIROSHIMA NAGASAKI JAMES FRANCK

"Sedici ore or sono un aeroplano americano lasciava cadere su Hiroshima una bomba che è la più potente sinora impiegata nella storia delle guerre. Si tratta di una bomba atomica; per essa si sfrutta l'energia fondamentale dell'Universo". Con questa prosa non priva di enfasi, il presidente Truman annunciava l'avvenuto sganciamento della prima atomica sulla città giapponese di Hiroshima, il 6 agosto 1945. Tre giorni dopo fu impiegata la seconda bomba: il bersaglio era Nagasaki. Anche qui, in una frazione di secondo, un sole artificiale più abbagliante del nostro sole brillò a qualche centinaio di metri di altezza, una nuvola a forma di fungo si elevò a 13.000 metri e poi gli spaventosi effetti sugli uomini e sulle cose 39.000 morti e 25.000 feriti su una superficie di 4 chilometri. A  Hiroshima si erano avuti: 66.000 morti e 69.000 feriti in un raggio di 10 chilometri; più vittime qui, in un attimo, che in quattro anni di bombardamenti sull'Inghilterra.

Il giorno stesso del 9 agosto, di fronte alla profonda emozione che si era impadronita del mondo intero, Truman si affrettò a dare una giustificazione della offensiva atomica da lui ordinata contro il popolo giapponese: "Noi abbiamo fatto uso delle bombe per abbreviare l'agonia della guerra, per salvare la vita di migliaia e migliaia di giovani americani". E' la stessa tesi che ribadirà il 3 ottobre in un messaggio al Congresso: "Sappiamo che l'arma atomica ha risparmiato la vita di migliaia di soldati americani e alleati che sarebbero altrimenti caduti in battaglia".

La volontà di liquidare al più presto la guerra e la reale preoccupazione di evitare nuove gravi perdite di uomini suggerirono al governo statunitense le esplosioni atomiche sulle due infelici citta? Oppure si fece ricorso a questa giustificazione a sfondo "umanitario" per raccogliere consensi in seno all'opinione pubblica americana e mascherare al tempo stesso le vere ma non confessabili ragioni dell'intervento atomico?

La storia reale che sta dietro la decisione di sganciare le due bombe, (storia ignota a troppi) deve essere invece da tutti conosciuta, tanto più che lo spettro di una guerra combattuta con bombe di potenza distruttiva infinitamente superiore a quella delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki o dell'atomica sperimentale di Bikini, pesa oggi come una tragica ipoteca sui destini dell'umanità.

DOBBIAMO SAPERE CHE nel giugno del 1945, prima ancora dell'esplosione sperimentale avvenuta il 16 luglio a Los Alamos presso Santa Fè nel Nuovo Messico, un comitato di sette scienziati americani presieduto dal professore James Franck, indirizzava al presidente Truman un memorandum in cui si deprecava con energia l'eventuale uso di atomiche contro il Giappone senza preavviso. Esso, anzi, ne sconsigliava l'impiego sulla base dei seguenti argomenti: "La Russia e anche gli altri paesi alleati, potranno essere profondamente scossi da un passo di questo genere. Potrà essere molto difficile persuadere il mondo che una nazione capace di preparare in segreto e quindi di lanciare una nuova arma debba riscuotere fiducia quando dichiara di desiderare che tale arma venga abolita mediante un accordo internazionale. I vantaggi militari e il risparmio di vite ottenuti con l'uso improvviso di bombe atomiche saranno più che annullati dall'ondata di orrore e di repulsione che percorrerà tutto il mondo. Se gli Stati Uniti saranno i primi a lanciare questo nuovo mezzo di indiscriminata distruzione del genere umano affretteranno la corsa agli armamenti nel dopoguerra e pregiudicheranno la possibilità di raggiungere un accordo internazionale sul futuro controllo di queste armi".

Il memorandum proseguiva insistendo sulla impossibilità da parte degli Stati Uniti di mantenere il monopolio ("Noi non possiamo sperare di evitare una corsa all'armamento nucleare né col tenere segreti alle nazioni rivali i dati scientifici, né con l'accaparrare le materie prime necessarie per una simile gara") e sottolineando l'importanza difensiva della estensione di una nazione su vasti territori, si esprimeva infatti l'opinione che "la Russia e la Cina sono oggi i soli grandi Stati che potrebbero sopravvivere ad un attacco nucleare".

Lo oneste e lungimiranti raccomandazioni del comitato Franck non furono accolte. Alla Casa Bianca si decise in segreto: 1°) che la bomba avrebbe dovuto essere usata contro il Giappone al più presto; 2°) che doveva essere usata su un doppio bersaglio, e cioè su installazioni militari e impianti bellici circondati o adiacenti ad abitazioni, e su altri edifici particolarmente suscettibili di danni. (In realtà le due città giapponesi furono scelte come vittime proprio per la loro sovrapopolazione, come ammise il "Bombing Survey", L'Ispettorato per i bombardamenti); 3°) che non ci doveva essere, prima dell'impiego, nessun preavviso sulla natura dell'arma.

Ora, e veniamo qui al punto di maggiore interesse, esistevano davvero impellenti motivi di ordine militare che giustificassero la decisione, presa molto frettolosamente, di fare esplodere le due micidiali e preziosissime bombe (costo: duemila milioni di dollari)? In altre parole, per far finire sollecitamente la guerra era assolutamente indispensabile l'uso dell'arma atomica? (Tutto ciò si dice, naturalmente prescindendo da doverose considerazioni circa il selvaggio criterio di decidere le guerre massacrando inermi popolazioni civili).

Orbene, tutto autorizza a credere che quella assoluta necessità non vi fosse. Nel febbraio del 1947, in un articolo pubblicato nel Harper's Magazine, Stimson, segretario di Stato per la Guerra nel 1945, scriveva: Nel luglio del '45 il Giappone si trovava seriamente indebolito dalla crescente violenza dei nostri attacchi. A noi era noto che esso era già arrivato al punto di avanzare proposte al governo sovietico (il quale non si trovava in guerra col Giappone) nella speranza che i russi si prestassero come mediatori di una pace negoziata".

Ora, è vero che il Primo Ministro nipponico, sotto la pressione dello Stato Maggiore respinse l'ultimatum uscito dalla Conferenza di Potsdam del 20 luglio, ma è anche più vero che il Giappone, come del resto riconosce Stimson, si trovava in una situazione militare ormai non più sostenibile. I giapponesi, secondo la testimonianza del generale H. H. Arnold, non avrebbero più potuto resistere a lungo perché avevano perduto il controllo dell'aria. Non erano più in condizione di esercitare una effettiva opposizione né contro i bombardamenti aerei, né contro la posa di mine per mezzo di aeroplani e non potevano quindi evitare né la distruzione delle loro industrie e delle loro città, né il blocco navale. Gli ambienti giapponesi meno accecati da furore militarista, fin dalla metà del 1944 si prospettavano il disastro che si sarebbe abbattuto sul Giappone e la soluzione di cessazione del conflitto da essi caldeggiata guadagnava continuamente terreno.

Non solo: ma a dare il colpo di grazia alle superstiti speranze giapponesi c'era l'impegno sovietico di intervenire contro il Giappone a fianco dell'America. "Prima che la Conferenza di Jalta (febbraio 1945) avesse termine, scrive Elliot Roosevelt nel suo libro As He Saw It, Stalin aveva ripetuto l'assicurazione che egli aveva già spontaneamente data a Teheran nel 1943: e cioè che entro sei mesi dal giorno della vittoria in Europa, i Sovietici avrebbero dischiarato guerra al Giappone; poi, dopo essere rimasto un momento sopra pensiero, egli aveva corretto il termine riducendolo da sei mesi a tre".

L'8 agosto, infatti, (la guerra in Europa era finita l'8 maggio) ebbero inizio le ostilità fra Mosca e Tokio; le truppe sovietiche conseguirono rapidi e decisivi progressi in Manciuria e nella parte meridionale dell'isola di Sakhalin. Il 14 agosto il governo del Tenno capitolava; e il maggiore generale americano Claire Chennault, come si rileva da una corrispondenza pubblicata sul New York Times del 15 agosto 1945, ebbe a dichiarare che l'intervento della Russia era stato il fattore decisivo nell'affrettare la fine della guerra contro il Giappone e che sarebbe stato tale anche se non fosse scoppiata nessuna bomba atomica.

RIASSUMENDO: nel luglio-agosto 1945, quando la Germania era crollata, il Giappone si trovava in una situazione terribilmente critica, resa disperata dal sicuro intervento dell'Unione Sovietica e dalla conseguente offensiva Russa. Da ciò si deduce che l'uso dell'atomica non era imposto da una ferrea esigenza di carattere militare. L'imperialismo nipponico era ormai atterrato e non era indispensabile il ricorso alle atomiche perché esso si confessasse vinto. Se dunque le vere ragioni che dettarono lo sganciamento delle due fatali bombe non avevano nulla in comune con lo strombazzato motivo di salvare innumerevoli vite americane e alleate, in che cosa consistevano tali ragioni?

Possiamo rispondere così:

1°) L'intenzione americana era quella di prevenire e di evitare lo sviluppo dell'intervento sovietico e il contributo della Russia alla soluzione del conflitto col Giappone: da ciò la necessità di ricorrere precipitosamente al barbaro mezzo dell'atomica. In altri termini lo scopo era di ottenere che il Governo giapponese si arrendesse unicamente alle forze americane in modo da poter detenere per il dopoguerra l'esclusiva del controllo sul Giappone, e di far passare quasi inosservata, sotto la enorme impressione provocata nel mondo dallo sgancio delle bombe, la partecipazione dell'URSS alla guerra contro il militarismo nipponico. E così sull'altare della "preminenza" americana, sull'altare della concorrenza internazionale e della politica di forza si sacrificò un numero così imponente di vittime innocenti.

2°) Lo sgancio delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki voleva inoltre essere, nel calcolo americano, una terrificante "prova di potenza" a scopo dimostrativo, mirante ad intimidire i popoli e quasi indurli per l'avvenire ad accettare rassegnati l'egemonia americana; ad influenzare, quindi, in senso ricattatorio i futuri rapporti diplomatici con i governi degli altri paesi.

In questo senso, è ben legittimo affermare che il lancio delle due prime atomiche, piuttosto che l'ultima azione militare della seconda guerra mondiale è stata in realtà la prima grande operazione della guerra fredda contro l'URSS e i paesi democratici. Le atomiche furono sganciate non per necessità militari, ma per calcolo politico e fredda "prova di potenza".

Per un più ampio esame del problema vedasi il libro di P. M. S. Blackett: "Conseguenze politiche e militari dell'energia atomica", Einaudi, 1949; in particolare i capitoli nono e decimo.


INDOVINA L'INDOVINELLO: CHI E' L'AUTORE? (articolo dell'Agosto 1951)

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Se la tua aspirazione prioritaria
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se desideri veramente la pace
dentro ogni popolo e tra tutti i popoli,
prepara tutto, punto per punto, tutto per la pace.
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si rivolge alla giustizia e all'uguaglianza,
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contro ogni tipo di sfruttamento e di prevaricazione,
se desideri veramente la pace, distruggi tutte le armi.
-Renzo  Mazzetti- (Lunedì 24 Marzo 2014)

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