L'ECCIDIO DI PIAZZALE LORETO
L'ECCIDIO DI PIAZZALE LORETO
La lotta contro il nazifascismo non era più soltanto condotta da una minoranza di avanguardia: ovunque nascevano nuovi distaccamenti, nuove brigate scendevano in lotta. Ogni giorno, decine di operai, si inquadravano nelle formazioni partigiane e passavano all'azione. Nello stesso tempo si assisteva alla mobilitazione delle masse nelle fabbriche, nei campi, per la strada, per manifestare contro la fame, contro le ordinanze e i richiami, contro le requisizioni, contro i soprusi e le prepotenze nazifasciste. In un suo articolo La Fabbrica, organo della Federazione milanese del P.C.I., scrive: “Più grande è il grado di oppressione, più terribile e implacabile è la lotta, che non si svolge a scatti, ma attraverso una serie ininterrotta di azioni che hanno come obiettivo strategico la cacciata dei nazifascisti dall'Italia. I fucilati di piazzale Loreto erano operai, impiegati, intellettuali, uomini di ogni ceto, di ogni condizione sociale. Erano comunisti, socialisti, indipendenti, democratici cristiani, ma tutti avevano un unico obiettivo: combattere per il bene del nostro paese, cacciare l'oppressore nazista abbattendo il fascismo. Ecco i nomi dei fucilati di piazzale Loreto: Andrea Esposito, Domenico Fiorano, Umberto Fogagnolo, Giulio Casiraghi, Salvatore Principato, Eraldo Pancini, Renzo Del Riccio, Libero Temolo, Vitale Vertemarchi, Vittorio Gasparini, Andrea Ragni, Giovanni Galimberti, Egidio Mastrodomenico, Antonio Bravin, Giovanni Colletti. (Ricordo da un racconto di Bicefalo).
PER I MARTIRI DI PIAZZALE LORETO
Ed era
l'alba, poi tutto fu fermo
la città,
il cielo, il fiato del giorno.
Rimasero i
carnefici soltanto
vivi davanti
ai morti.
Era silenzio
l'urlo del mattino,
silenzio il
cielo ferito:
un silenzio
di case, di Milano.
Restarono
bruttati anche di sole,
sporchi di
luce e l'uno all'altro odiosi,
gli
assassini venduti alla paura.
Era l'alba e
dove fu lavoro,
ove il
Piazzale era la gioia accesa
della città
migrante alle sue luci
da sera a
sera, ove lo stesso strido
dei tram era
saluto al giorno, al fresco
viso dei
vivi, vollero il massacro
perché
Milano avesse alla sua soglia
confusi
tutti in uno stesso cuore
i suoi figli
promessi e il vecchio cuore
forte e
ridesto, stretto come un pugno.
Ebbi il mio
cuore ed anche il vostro cuore,
il cuore di
mia madre e dei miei figli
di tutti i
vivi uccisi in un istante
per quei
morti mostrati lungo il giorno
alla luce
dell'estate, a un temporale
di nuvole
roventi. Attesi il male
come un
fuoco fulmineo, come l'acqua
scrosciante
di vittoria, udii il tuono
d'un popolo
ridesto dalle tombe.
Io vidi il
nuovo giorno che a Loreto
sopra la
rossa barricata i morti
saliranno
per primi, ancora in tuta
e col petto
discinto, ancora vivi
di sangue e
di ragioni. Ed ogni giorno,
ogni ora
eterna brucia a questo fuoco,
ogni alba ha
il petto offeso da quel piombo
degli
innocenti fulminati al muro.
-Alfonso
Gatto-
(Milano,
Agosto 1944).
[Alfonso
Gatto vive la tragedia della guerra, iscritto dal 1942 al PCI
clandestino, prende parte attiva alla
Resistenza milanese, redige la rivista “Costruire” e il giornale
“La Fabbrica”, ambedue voci del PCI clandestino di Milano
divulgano, senza indicarne l'autore, la più famosa tra le poesie
“Resistenziali” di Alfonso Gatto, quella che finirà
coll'intitolarsi “Per i martiri di Piazzale Loreto” : i volantini
che la diffondono a Milano e in altre città dell'Italia
settentrionale riportano le fotografie dei
partigiani trucidati dai nazifascisti].
categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia, dimenticanze tra le righe.
INCONTROinESERCITO ROSSO-Lunedì 17 Aprile
2023 h.16,38-
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