AFGANE TAPPE (STORIA E GEOGRAFIA)

AFGANE TAPPE (STORIA E GEOGRAFIA)

Nel millennio prima che da noi arrivasse Cristo un ruolo sempre maggiore cominciano a esercitare i paesi situati nelle immense distese dell'Iran e dell'Asia centrale. Le zone desertiche o semidesertiche che si trovano al centro della penisola iraniana, sono limitate ad ovest e a sud dai monti Zagros. I monti Zagros e la parte settentrionale dell'Iran sconfinavano nella Media, mentre le zone montuose meridionali costituivano la Persia. A nord-est e ad est dei deserti dell'interno dell'Iran erano situate la Partia, la Battriana e l'Aracosia, che occupavano le zone sud-occidentali dell'Asia centrale, le regioni orientali dell'odierno Iran. L'Afghanistan con il suo confine settentrionale oltrepassa l'Iran perché quel confine fu portato all'Oxus per opera degli inglesi per bloccare l'espansione dei russi verso Sud. Dopo la seconda guerra mondiale l'Afghanistan era un paese agricolo con sfruttamento feduale dei contadini. La terra coltivata apparteneva ai grandi proprietari terrieri che la cedevano in affitto o a mezzadria così per quel che riguardava il bestiame, mentre i prodotti dell'artigianato subivano condizioni sfavorevoli dovuti alla concorrenza straniera. Le pessime condizioni di vita della popolazione e l'acuirsi della situazione politica, furono teatro di ripetuti sollevamenti delle tribù con insurrezioni armate contro il governo. Nel 1946 il posto di primo ministro, lasciato dal dimissionario Mohammed Hashim, fu occupato dal fratello, zio del re, Shah Mahmud. Il nuovo governo fece un piano di sette anni per lo sviluppo dell'economia nazionale. Il piano prevedeva l'espansione della produzione industriale e agricola con l'utilizzazione del capitale privato afghano con sgravi fiscali, sostegno ai piccoli e medi commercianti, l'aiuto degli USA. Gli americani imposero all'Afghanistan un accordo con la compagnia Morrison-Hudson per la costruzione di una rete di irrigazione e di strade nel sud del paese, nei bacini dei fiumi Helmand e Argandab. A questo progetto l'Afghanistan affidava le speranze di sviluppo dell'agricoltura, nello stesso tempo il governo continuò a favorire l’emigrazione degli agricoltori e delle popolazioni seminomadi nelle regioni settentrionali del paese dove esistevano terre idonee alla coltivazione abitate da tagikistani, uzbeki, turkmeni. Questi provvedimenti non solo non diedero soluzione ai problemi sociali ma provocarono incidenti e tensioni politiche interne. Nel 1949 la compagnia Morrison-Hudson non rispettò i termini fissati per la costruzione della rete di irrigazione e chiese inoltre stanziamenti aggiuntivi, così l'Afghanistan fu costretto a chiedere un prestito agli Stati Uniti. Il prestito di 21 milioni di dollari era destinato interamente al pagamento dei lavori della compagnia e all'acquisto delle attrezzature necessarie. Il progetto quindi non corrispose alle speranze di superare le difficoltà economiche. Ebbe un riflesso negativo sulla situazione economica dell'Afghanistan anche il peggioramento delle condizioni di smercio del prodotto fondamentale dell'economia afghana, il karakul, e questo fatto ridusse le disponibilità di valuta pregiata. Nel Parlamento si formò un gruppo di deputati che si ispiravano alle idee della “Gioventù ridestata”. Questi deputati, ritenendo l’attività parlamentare il mezzo risolutivo per trasformare l'ordinamento esistente, si proposero non soltanto di utilizzare il Parlamento quale tribuna ma di trasformare il Consiglio popolare in un organo effettivo di potere e di controllo delle istituzioni governative. Con il peggioramento della situazione economica nel paese divennero più pressanti le critiche e più attiva l'opposizione. Cresceva l'insoddisfazione per la politica economica governativa rivolta a proteggere i ristretti interessi dei commercianti legati alle importazioni e alle esportazioni e aumentavano le preoccupazioni per i disastrosi risultati della collaborazione con il capitale americano. Emerse con evidenza il contrasto tra gli interessi dell'Afghanistan e i piani di espansione delle potenze imperialiste in Asia. Con l'inizio della “guerra fredda” il corso neutralistico assunto in politica estera assicurò al governo afghano condizioni favorevoli per uno sviluppo indipendente. Nel Novembre del 1946 l'Afghanistan confermò la sua intenzione di attenersi a una politica di pace entrando a far parte dell'ONU. In un periodo di slancio della lotta anticoloniale in Oriente l'Afghanistan ripetutamente espresse la propria solidarietà ai paesi che avevano conquistato la sovranità. Così nel 1947-49 l'Afghanistan fu tra i paesi che condannarono le azioni aggressive dei colonialisti contro l'Indonesia e contro i popoli arabi. La politica di neutralità dell'Afghanistan fu aspramente contrastata dai circoli aggressivi occidentali che tentarono esplicitamente di coinvolgere questo paese nei blocchi politici e militari che si andavano formando in Asia. Ai fini di pressione furono sfruttate anche le dispute di confine tra l'Afghanistan e il Pakistan (l'Afghanistan non riconosceva i mutamenti di status politico dell'India britannica introdotti nel 1947 per quanto riguardava il destino delle regioni con popolazione di ceppo afghano). Le mire dei fondatori di blocchi aggressivi aggravarono le tensioni tra l'Afghanistan e l'Iran: la costruzione del sistema di irrigazione nella regione del fiume Helmand provocò una disputa tra l'Afghanistan e l'Iran a proposito del controllo del regime idrico di questo fiume che nel suo basso corso bagnava le regioni sud-orientali dell'Iran. Nel Giugno del 1949 il Consiglio popolare decise di disdire gli accordi tra l'Afghanistan e l'Inghilterra firmati al momento della nascita del Pakistan e di non riconoscere la linea “Durand”: la linea di confine tra l'Afghanistan e il Pakistan fissata nell'accordo anglo-afghano del 1893 che aveva assegnato immense regioni con popolazioni di ceppo afghano all'India britannica. A Kabul si sottolineò che questa azione non aveva mire annessionistiche ma era diretta a sostenere i diritti delle popolazioni afghane che vivevano oltre i confini. Durante la campagna scatenata dagli Stati imperialisti contro l'Afghanistan emerse l'esistenza di buoni rapporti fra l'Afghanistan e l'URSS che nel Giugno 1946 firmarono un accordo sui confini di Stato sulla base del rispetto reciproco e iniziarono gli accordi commerciali. All'inizio degli anni '50 la situazione nel Paese si aggravò. Nelle manifestazioni c'era la piccola e media borghesia urbana e, in parte, rurale, intellettuali, gruppi di impiegati statali e di gioventù studentesca. Nel 1951 comparvero nell'Afghanistan i primi giornali privati, editi dai dirigenti delle diverse correnti politiche sorte sulla base del movimento “Gioventù risvegliata”, di orientamento prevalentemente democratico. Negli articoli si chiedeva l'abolizione dei privilegi del grande capitale privato e provvedimenti in favore dei piccoli e medi proprietari. Un'altra rivendicazione era quella della eliminazione del monopolio del potere politico dei latifondisti e dei rappresentanti del grande capitale. I nuovi giornali pubblicavano materiali nei quali si manifestavano gravi preoccupazioni per la situazione economica del paese. Venivano messi in evidenza l'arretratezza dell'agricoltura e dei trasporti, il costante aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, la riduzione del tenore di vita della popolazione, e così via. I giornali svilupparono anche una grande campagna in favore dell'introduzione nel paese delle istituzioni democratiche, tra cui il diritto alla creazione di organizzazioni politiche e la responsabilità del governo di fronte al Parlamento. Contemporaneamente si chiedeva la revisione della Costituzione in vigore, che era quella del 1931, e la democratizzazione del sistema elettorale. Verso la metà del 1954 gli editori del giornale radicale “la Voce del Popolo” cercarono di fondare un partito legale, ma questo tentativo provocò misure repressive da parte delle autorità. Nell'Aprile del 1952 ebbero luogo le elezioni politiche ordinarie. Per l'intervento aperto delle autorità nella campagna elettorale, nessun rappresentante dell'opposizione riuscì eletto nel Consiglio nazionale. Per la prima volta nella storia del paese i gruppi di opposizione organizzarono a Kabul una aperta manifestazione politica per esprimere il loro disaccordo sulla procedura che si era seguita nell'effettuazione delle elezioni. Al comizio tenutosi in quella circostanza fu deciso di chiedere l'invalidazione dei risultati elettorali. Le autorità respinsero la richiesta e scatenarono la persecuzione contro quanti partecipavano alle attività dell'opposizione. Intanto, in presenza delle perduranti difficoltà economiche, la tensione politica interna stava aumentando: si registrava un crescente passivo alimentare e valutario, un aumento del carovita e della disoccupazione. Le difficoltà finanziarie erano state aggravate dalla caduta, sui mercati mondiali, dei prezzi dei principali prodotti dell'esportazione afghana, soprattutto le pelli di Astrakan, esportate fondamentalmente negli USA e che costituivano la principale forma di entrata di valuta straniera. Nello stesso tempo l'Afghanistan doveva far fronte a nuovi tentativi dell'imperialismo, in primo luogo di quello americano, intesi a imporre al paese un controllo economico e politico. Sulla base di accordi conclusi tra gli USA e l'Afghanistan nel 1951, 1952 e 1953, i rappresentanti americani ottenevano il diritto di intervenire direttamente nei problemi che interessavano l'agricoltura, l'industria e i trasporti afghani, la lavorazione delle ricchezze naturali, la pubblica istruzione e la sanità. Malgrado il divieto dell'attività dei gruppi di opposizione, che le autorità avevano imposto nel 1952, le rivendicazioni economiche e politiche dell'opposizione trovavano ascolto perché nascevano da condizioni oggettive, il che non poteva non influire sul contenuto della politica statale dell'Afghanistan. Orientandosi verso il “graduale adattamento” dei rapporti sociali esistenti alle necessità dello sviluppo capitalistico, conservando però intatta la struttura di classe del potere dal punto di vista esteriore, i circoli governativi furono costretti a prendere una serie di misure per estendere le basi sociali del regime. In occasione del cambiamento di governo del Settembre 1953 (quando il primo ministro Mahmud Shah Khan si ritirò dopo sette anni di potere, cedendo il posto al generale Mohammed Daoud Khan, già ministro della Difesa e degli Interni) andarono al potere i rappresentanti di quelle classi dirigenti che erano disposte ad attuare alcune riforme, considerando i problemi sociali che erano venuti a maturazione e la nuova situazione internazionale. Ma nonostante una accresciuta “duttilità” della politica ufficiale, l'obiettivo del governo non era mutato, e rimaneva quello di rafforzare le posizioni delle classi dominanti. Il nuovo governo, alla cui testa era stato messo un cugino del re, Mohammed Daoud Khan, inaugurò la cosiddetta politica dell’ “economia guidata” e promosse una serie di riforme. Venne rafforzato il controllo dello Stato sul commercio con l'estero, il sistema creditizio con la creazione di nuove banche e di cooperative di credito, furono estesi i programmi di sviluppo dell'industria con la partecipazione dello Stato, e così via. Furono anche poste limitazioni all'attività commerciale delle grandi società per azioni e della Banca nazionale afghana privata. Il primo piano quinquennale di sviluppo, la cui attuazione cominciò in Afghanistan nel 1956, si vide assegnare la funzione di unico programma dell'edificazione economica. Nella politica del nuovo governo si manifestò anche una certa aspirazione a rafforzare la sovranità del paese in politica estera, ciò che provoco l'ostilità da parte degli imperialisti. Dopo la creazione dei blocchi militari, le potenze occidentali accrebbero notevolmente le loro pressioni sull'Afghanistan per costringerlo ad aderirvi, rinunciando a una politica neutrale e ai provvedimenti economici annunciati. L'Afghanistan divenne oggetto di provocazioni promosse dagli organizzatori dei blocchi imperialistici, per inasprire la tensione internazionale. Come negli anni precedenti, gli imperialisti cercarono di sfruttare a questo fine le divergenze afghano-pakistane. Nel 1955 le relazioni fra questi due paesi si inasprirono nuovamente in seguito alla decisione dei governanti del Pakistan di chiudere praticamente il transito ai carichi afghani destinati all'esportazione. Questa misura ebbe gravi ripercussioni sul commercio con l'estero dell'Afghanistan, dato che esso veniva attuato prevalentemente attraverso il territorio pakistano. Da parte pakistana vennero anche ordite provocazioni armate alla frontiera afghano-pakistana. I governi degli USA, dell'Inghilterra e dei loro associati nei blocchi militari intervennero in appoggio queste azioni delle autorità pakistane, insistendo nello stesso tempo perché il governo di Kabul accettasse la proposta fatta ufficialmente dalla Turchia e dal Pakistan di aderire alla loro alleanza militare. Minacce aperte all'indirizzo dell'Afghanistan e preparativi militari sospetti alle frontiere meridionali del paese spinsero nel Maggio 1955 il governo afghano a proclamare lo stato d'emergenza nel paese e a ordinate la mobilitazione generale. Contemporaneamente il governo di Kabul inviava a Mosca una delegazione ufficiale per avviare trattative relative alle misure da prendere per rompere il blocco economico contro l'Afghanistan, organizzato dall'imperialismo. Nel mese di Giugno venne firmato un accordo sui problemi del transito, in base al quale i due contraenti riconoscevano il diritto reciproco al libero passaggio delle merci attraverso i rispettivi territori, alle condizioni più vantaggiose. Questo accordo aiutò l'Afghanistan a superare le sue difficoltà economiche e ne rafforzò la posizione internazionale. Gli avvenimenti del 1955 ebbero una grande influenza sugli stati d'animo della pubblica opinione afghana e determinarono ulteriori passi in avanti nella linea della politica estera ufficiale. Nel Novembre 1955 venne convocata per la prima volta nel dopoguerra, con la partecipazione dei membri del governo e del parlamento, la Loe Jirga, assemblea dei rappresentanti delle Province con funzioni sovracostituzionali, per esaminare i problemi di politica estera. Riconfermato l'interesse che aveva l'Afghanistan a risolvere pacificamente la controversia con il Pakistan, la Loe Jirga in una sua deliberazione accennò alle minacce alla sovranità afghana provenienti dagli organizzatori dei blocchi imperialistici in Asia. Il governo veniva incaricato di prendere i provvedimenti che si rendevano necessari per accrescere le capacità difensive del paese. Le decisioni della Loe Jirga costituirono un'importante pietra miliare sulla via della formazione di una linea di politica estera neutrale dell'Afghanistan. Alla fine del 1955, su invito del governo afghano, Kabul fu visitata da una delegazione governativa sovietica. Nel corso delle conversazioni avute in quell'occasione, le due parti si dichiararono disposte a rafforzare le relazioni di buon vicinato tra l'Unione Sovietica e l'Afghanistan. Fu deciso di prorogare di 10 anni la validità del trattato sovietico-afghano di neutralità e non aggressione del 24 Giugno 1931. L'URSS, continuando nei suoi sforzi intesi a collaborare allo sviluppo delle forze produttive dell'Afghanistan, si dichiarò d'accordo di dargli assistenza tecnica e un aiuto finanziario sotto forma di un credito di 100 miliardi di dollari da destinare ai bisogni dell'economia nazionale. Il rafforzamento delle relazioni di buon vicinato tra Mosca e Kabul facilitò la stabilizzazione della linea neutrale dell'Afghanistan. La collaborazione economica dell'URSS e degli altri Paesi socialisti, considerevolmente estesasi verso la metà degli anni '50, era diventata per l'Afghanistan un fattore di prim'ordine per l'attuazione del programma di sviluppo economico. Nel 1956 tra l'URSS e l'Afghanistan furono sottoscritti accordi sulla collaborazione nello sviluppo dell'economia afghana e sull'assistenza tecnica sovietica all'Afghanistan. Nello stesso anno venivano firmati i primi accordi, commerciale e per i pagamenti, tra l'Afghanistan e la Polonia, si estendeva la collaborazione economica afghano-cecoslovacca, iniziavano le relazioni diplomatiche tra l'Afghanistan e l'Ungheria, nel 1958 venivano allacciate con la Romania, mentre si gettavano le basi per i rapporti commerciali con la Repubblica Democratica Tedesca. Tra il 1956 e il 1961, cioè nel periodo di attuazione del primo piano quinquennale, furono costruiti o si cominciarono a costruire in Afghanistan, con l'assistenza tecnica e finanziaria a condizioni di favore dagli Stati socialisti, imprese energetiche per la lavorazione dei metalli, cementifere, minerarie e altre, e furono costruiti molti impianti irrigui e di trasporto su strada. In queste imprese, come pure negli istituti scolastici dei paesi socialisti, fu organizzata anche la preparazione di tecnici afghani, di operai per la costruzione e per l'esercizio degli impianti. La collaborazione con i paesi socialisti creò per l'Afghanistan la possibilità reale per accelerare lo sviluppo della sua economia. Così, i crediti a condizioni di favore concessi dall'URSS garantivano più del 60% dei mezzi valutari che l'Afghanistan contava di ottenere da crediti e prestiti esteri per attuare il suo piano quinquennale. Dal 1950 al 1959 gli scambi fra l'Afghanistan e i paesi socialisti erano aumentati di oltre sei volte e costituivano il 38,5% degli scambi complessivi dell'Afghanistan, il 33,1% dei quali con la sola URSS. Tra l'altro, circa tre quarti delle importazioni afghane di macchine e attrezzature provenivano dall'URSS. Anche i contatti tecnico-scientifici si erano estesi ponendo le premesse per il primo accordo culturale sovietico-afghano concluso nel 1960. Lo sviluppo delle relazioni con i Paesi socialisti, sulla base della parità di diritti e del reciproco vantaggio, rafforzò l'imperialismo nella necessità di escogitare nuovi mezzi per raggiungere i vecchi obiettivi espansionistici in Afghanistan. La ricerca di questi mezzi corrispondeva ai ristretti interessi di classe dei circoli governativi afghani, determinati dagli interessi di politica interna del regime latifondista. Nella seconda metà degli anni '50 vennero offerti all'Afghanistan alcuni prestiti americani per i bisogni delle costruzioni stradali e per estendere, con la partecipazione degli USA, la rete dei trasporti automobilistici e aerei alla frontiera meridionale dell'Afghanistan. Nel 1956 veniva firmato un nuovo accordo sull'assistenza tecnica degli USA all'Afghanistan, nel 1957 uno sulle garanzie offerte agli investimenti privati americani nell'economia afghana e, infine, nei 1958 veniva concluso un accordo di transito afghano-pakistano, che offriva alcuni vantaggi alla parte afghana. Anche i rappresentanti del capitale della Repubblica Federale Tedesca avevano intensificato la loro attività nell'Afghanistan. Nel 1958 l'Afghanistan firmava con la Repubblica Federale Tedesca un accordo sull'assistenza tecnica ed economica, e un altro sugli scambi e i pagamenti. Analoghi accordi furono conclusi con la Francia, nel 1959 e con l'Italia nel 1960. Era aumentato anche il volume degli scambi dell'Afghanistan con il Giappone. Sfruttando la collaborazione dei circoli monarchici afghani, i monopoli statunitensi e i loro alleati occidentali intensificarono notevolmente la loro penetrazione nell'Afghanistan, con il pretesto di prestargli un'assistenza culturale. Estendendo nel paese la loro influenza ideologica gli imperialisti cercavano di indebolire gli orientamenti antimperialistici che vi si stavano sviluppando. Nella politica delle potenze occidentali continuava a manifestarsi apertamente il desiderio di scalzare la linea neutralista dell'Afghanistan. Nel 1957 furono fatti tentativi per costringere questo paese ad accettare la “dottrina Eisenhower”. La stampa reazionaria occidentale rafforzò la campagna diretta contro la collaborazione sovietico-afghana. Uno dei mezzi per premere su Kabul consisteva nell'intervenire nelle divergenze afghano-pakistane. Dopo il colpo di Stato militate del 1958 in Pakistan, la tensione alle frontiere meridionali dell'Afghanistan aumentò considerevolmente. Negli anni '50, seguendo una linea neutralista nella sua politica estera, l'Afghanistan estese la sua collaborazione in campo internazionale con gli Stati non allineati dell'Asia e dell'Africa. Nel 1956 il governo afghano si dichiarò solidale con l'Egitto, vittima dell'aggressione anglo-franco-israeliana. Nel 1958 le richieste di un ritiro delle truppe americane e britanniche dal Libano e dalla Giordania furono accolte positivamente in Afghanistan. Il governo e il popolo afghani presero posizione in appoggio ai diritti nazionali del popolo algerino, così come di quelli di altri popoli dell'Oriente arabo che lottavano con le armi contro i colonialisti. A Kabul fu condannata l'intromissione imperialistica negli affari interni del Congo e furono formulate proteste contro la discriminazione razziale nell'Unione Sudafricana. Venne intensificato lo scambio di visite tra le autorità statali dell'Afghanistan e dell'India, della Repubblica Araba Unita e di altri Paesi neutrali. L'Afghanistan prese parte alla Conferenza di Bandung. All'Onu e nei suoi organismi specializzati, i rappresentanti dell'Afghanistan presero sempre posizione in favore della pacifica coesistenza tra gli Stati. Dal 1950 al 1960 furono compiuti notevoli passi in avanti nello sviluppo sociale dell'Afghanistan. I provvedimenti economici presi in questo periodo accelerarono sensibilmente i processi di superamento degli istituti pre-capitalistici e dei loro residui. Lo sviluppo della produzione manifatturiera, quello delle costruzioni, considerevole per le dimensioni dell'Afghanistan, allargarono le basi del lavoro salariato, organizzato secondo i sistemi capitalistici, accelerarono la formazione delle zone economiche e quella di un mercato nazionale. Allo stesso tempo, però, il processo di sviluppo delle relazioni capitalistiche nell'Afghanistan era caratterizzato da profonde contraddizioni e accompagnato da un estremo peggioramento della situazione dei lavoratori. Gravi problemi sociali, che riguardavano la stragrande maggioranza della popolazione del paese, sorgevano dalla questione agraria rimasta irrisolta. La politica delle classi dominanti in questo campo era di giungere gradualmente, in modo “indolore” per i grandi proprietari fondiari, a modificare i rapporti agrari esistenti, per adattarli alle necessità dello sviluppo capitalistico. Operando in questa direzione, il governo Daoud prese misure per estendere il credito agrario e cercò di contribuire al perfezionamento dei metodi tecnici nelle coltivazioni e negli allevamenti, secondo il programma di “sviluppo sociale delle campagne” previsto nel primo piano quinquennale. Tuttavia, la mancata soluzione del problema agrario continuava a limitare le possibilità imprenditoriali, soprattutto degli strati più bassi della borghesia nazionale. Il monopolio latifondista della terra e dei mezzi di irrigazione consentiva di conservare ovunque lo sfruttamento semifeudale dei contadini poveri. Negli anni '50 si accelerò notevolmente anche il processo di eliminazione dei privilegi, ereditati dal passato, accordati ai notabili delle tribù nomadi e seminomadi, orientati in senso separatista rispetto al potere centrale. In queste tribù, come del resto fra la popolazione agricola del paese, si era avviato un processo di differenziazione sociale che stava creando le premesse per l'affermazione di rapporti capitalistici. Ma dal punto di vista politico, le tribù nomadi e seminomadi, che disponevano di proprie milizie armate, continuavano a essere fonte di una certa debolezza dello Stato, dato che limitavano le possibilità del governo di attuare le riforme. L'estensione alle zone abitate dalle tribù delle disposizioni amministrative statali, fiscali, militari e altre, incontrarono una resistenza, anche armata, che concorse a peggiorare la situazione del paese. Lo sviluppo sociale del paese portava anche a una certa evoluzione nelle concezioni di alcuni settori del clero. Ma l'influenza della sua parte conservatrice, rimaneva notevole. L'opposizione feudal-clericale, rappresentata soprattutto dai khan di alcune tribù nomadi e dalla parte conservatrice del clero, costituiva l'ala più a destra delle forme politiche del paese. Ma nonostante la loro resistenza furono fatti sforzi per eliminare una serie di norme residuate del passato nei campo del diritto e del modo di vivere. Il passo più consistente in questa direzione fu la pratica abolizione, nel 1959, dell'obbligo per le donne di velarsi. Accanto al contrasto tra il vecchio e il nuovo, nell'Afghanistan si andavano profilando sempre più nitidamente le contraddizioni tra il lavoro e il capitale, benché non esistesse ancora nel paese un movimento operaio e contadino organizzato. Le difficilissime condizioni di vita e di lavoro della popolazione aumentavano il malcontento. Gruppi di sostenitori per i cambiamenti sociali cominciavano a costituirsi nella clandestinità. Essi manifestavano l'interesse per le idee rivoluzionarie più avanzate dell'epoca. I provvedimenti presi nella seconda metà degli anni '50 e i cambiamenti operati nella politica governativa, nonostante il loro significato obiettivamente positivo, erano di gran lunga insufficienti rispetto alle esigenze dello sviluppo economico e politico del paese. Agli inizi degli anni '60 l'Afghanistan si scontrò con nuovi tentativi delle potenze occidentali di violare l'indirizzo politico del paese orientato verso la neutralità e il non allineamento. Si fecero più difficili le relazioni tra l'Afghanistan e il Pakistan. Il permanere della tensione in questa regione era considerato dagli organizzatori dei blocchi imperialistici in Asia come un mezzo di pressione costante sullo Stato afghano. Nel Settembre del 1961 si registrò la rottura dei rapporti diplomatici tra l'Afghanistan e il Pakistan, e per effetto delle misure adottate dal governo pakistano vennero bloccati i commerci e i transiti di merci. Al fine di allentare la tensione sui suoi confini meridionali il governo afghano accettò una mediazione iraniana appoggiata dagli Stati Uniti. Tuttavia i tentativi di convincere l'Afghanistan ad abbandonare l'indirizzo neutralista, intrapresi nel 1962 nel corso di questa mediazione, non ebbero successo. Il governo di Kabul non mutò il suo approccio negativo alla politica condotta dai blocchi aggressivi imperialisti. L'acuirsi della tensione internazionale portò invece all'insorgere di maggiori preoccupazioni nei ceti più conservatori della società afghana che temevano nella rottura dei rapporti con il Pakistan l'allontanamento dall'Occidente. Nel 1961-63 il governo di Muhammed Daoud si scontrò con la crescente opposizione della destra sobillata della provocatoria propaganda imperialista. Si approfondirono le divergenze negli ambienti governativi sulle questioni della politica statale al punto che nel marzo del 1963 il gabinetto Daoud diede le dimissioni. Il nuovo governo formato da Muhammed Yusuf nel settore dell'economia confermò l'indirizzo seguito negli anni precedenti e proclamò l'intenzione di “favorire l'iniziativa privata nel quadro di una economia guidata”. Il governo espresse però anche l'intenzione di apportare alcune innovazioni al sistema amministrativo dello Stato. Nel 1963 fu preannunciata l'intenzione di apportare alcuni emendamenti alla Costituzione allo scopo di estendere i diritti civili. Questa decisione, che teneva conto delle volontà popolari, ristrutturava gradualmente l'amministrazione dello Stato. La nuova legge fondamentale approvata nel 1964 confermò l’ordinamento monarchico costituzionale riservando al re il potere supremo, riconoscendo le autonomie del potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Si fecero però anche più reali i poteri del Parlamento che acquistò maggiore influenza sugli indirizzi politici, e l'Assemblea nazionale ottenne in parte il diritto di esprimere la sua fiducia al governo. La Costituzione riconosceva il diritto all'esistenza dei partiti, prevedeva il suffragio segreto nelle elezioni del Parlamento e degli organi di potere locale e conteneva una serie di dichiarazioni riguardanti i rapporti di lavoro, l'istruzione, la sanità e altri settori di interesse generale. Il governo di Yusuf fece nello stesso tempo passi diretti ad alleggerire la tensione nei rapporti con il Pakistan. Con la mediazione dello scia dell'Iran, nel Maggio del 1963 a Teheran ci fu un incontro tra delegazioni ufficiali dell'Afghanistan e del Pakistan che diede quale risultato l'accordo per il ristabilimento dei rapporti diplomatici e dei collegamenti commerciali ed economici tra i due paesi. Quello di Teheran fu ritenuto un regolamento della situazione tale da attrarre lo Stato afghano nell'orbita della politica imperialistica. Tuttavia Kabul confermò la sua intenzione di seguire il tradizionale indirizzo neutralistico. Nel 1964 l'Afghanistan prese parte alla conferenza dei paesi non allineati del Cairo. Rispondeva ai veri interessi dello Stato afghano, al rafforzamento della sua indipendenza politica ed economica, l'esistenza di rapporti amichevoli con l'URSS e gli altri paesi socialisti. Nel 1964 furono firmati nuovi accordi sovietico-afghani di cooperazione nell'economia, nel settore tecnico, scientifico e culturale. Nel 1965 l'Unione Sovietica e l'Afghanistan prolungarono per altri dieci anni il patto di neutralità e di reciproca non aggressione del 24 Giugno 1931. Verso la metà degli anni '60 in Afghanistan fu portato a compimento il piano di cooperazione per la realizzazione di grosse strutture con l'aiuto dell'URSS, come, ad esempio: il canale di irrigazione di Jalalabad, l'asse stradale Kushka-Herat-Kandahar, attraverso i monti Hindukush, la centrale idroelettrica di Naghloo. Dopo l'entrata in vigore della Costituzione del 1964 e prima della convocazione del nuovo Parlamento, nel paese fu imposta una “fase transitoria”, durante la quale il potere legislativo fu demandato al governo. La nuova legge elettorale, entrata in vigore nel Maggio del 1965, definì nei dettagli la procedura da seguire nella condotta della campagna elettorale. Per la prima volta nella storia afghana le donne poterono partecipare alle votazioni. (Meditazione su: Vicende del popolo afgano fino al 1965).

[ LIBERTA' ]
Il libero sviluppo di ciascuno
è condizione per lo sviluppo di tutti.
-Karl Marx-

categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia, dimenticanze tra le righe.

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LOTTE   OPERAIE   DISTRUTTE     -30 Luglio 2021-


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