LOTTE OPERAIE DISTRUTTE
LOTTE OPERAIE DISTRUTTE
La Rai ha distrutto circa centomila metri di filmati originali e di registrazioni sonore sulle lotte operaie dell'autunno 1969, malgrado che Cgil-Cisl-Uil ne avessero ripetutamente chiesto la conservazione. Al di là dei retroscena politici che in un episodio di questo tipo certo non mancano, bisogna dire che la decisione è, su di un piano culturale, inammissibile e persino grottesca. Non si comprende infatti, se non alla luce di precise ipotesi sociologiche, come un ente fondato sulla comunicazione audiovisiva possa disfarsi di testimonianze filmiche e sonore il cui rilievo storico, già oggi notevole, era destinato ad accrescersi sempre più. In realtà è questo uno dei molti casi nei quali non si valuta, per calcolo di parte o arretratezza metodologica, il significato che alcuni documenti non-scritti vengono ad assumere nella storiografia: una storiografia che esamina spesso le sole fonti scritte e che dunque si dimentica di approfondire il ruolo delle classi subalterne, la cui cultura si è abitualmente espressa per mezzo di soluzioni diverse dallo scrivere. Del resto anche oggi continuano ad esserci popolazioni e gruppi sociali che trasmettono la propria storia secondo forme inconsuete per gli storici tradizionalisti. Naturalmente fra gli studiosi c'è chi riesce a compiere il salto di qualità aggiornando e perfezionando i vecchi ferri del mestiere. Ovviamente talune scienze non hanno potuto farne a meno e fin dalla loro nascita hanno utilizzato una documentazione di tipo materiale anziché scritto: è il caso dell'archeologia e della paleontologia. Anche i paleografi (cioè gli studiosi delle scritture antiche) non possono prescindere dall'analisi della carta e degli inchiostri impiegati nei documenti, mentre la storia della tecnica si basa in massima parte sull'esame e l'analisi della strumentazione relativa a una particolare attività (consideriamo, per esempio, la quantità di informazioni storiche e culturali deducibili dagli attrezzi del contadino. E, ancora, nella storia dell'urbanistica, lo studio delle varie forme dell'abitare (un villaggio africano o un paese dei Pirenei o una cascina sperduta nella campagna), che possono offrire importanti notizie sull'organizzazione sociale ed economica del gruppo insediato su un determinato territorio. Insieme alle fonti materiale un “flash” sulla storia delle classi e dei popoli non egemoni è costituito dalle fonti orali. Il film ha il potere di destrutturare ciò che generazioni di uomini di Stato, di pensatori erano riusciti ad ordinare in un bell'equilibrio. Distrugge l'immagine di parata che ogni istituzione, ogni individuo si era costruito di fronte alla società. La macchina da presa ne rivela il funzionamento reale, dice di più di quanto ciascuno vorrebbe mostrare. (Meditazione su: “Ma che brutta storia” di Ricci Giovanni in “Giorni” dell'8 Febbraio 1978).
ZEROQUARANTADUESenza
alcuna ragione ragionatale
braccia e le gambefrenetiche
si muovono precisee
le mani attente, veloci, lontanesi
attaccano ai pezziinnestandoli
opportunamente.In
questo non viverenell'ammasso
di ferro lavoratodi
viti e rondelle e bullonie
trapani e chiavi e motoriil
cervello diventa piombatotenta
di fuggire la realtànella
testa disturba.Uomini
e donne protagonisticonsapevoli
della fatica alienanteassorbono
grammo su grammo nocivitàsopravvivono
ai tempi di produzionecostruiscono
utilità.
-Renzo
Mazzetti-(
* Verso Levante, poesie del mio autunno caldo. Bologna, 2009).
Vedi:
VIRUS INFINITI (PALESTINESI ESTINTI) -18 Maggio 2021-
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