CRUDELTA’

 

giovedì, 28 gennaio 2010

CRUDELTA'

Quasi sempre, all’inizio della sequenza del ricordo, sta il treno che ha segnato la partenza verso l’ignoto: non solo per ragioni cronologiche, ma anche per la crudeltà gratuita con cui venivano impiegati ad uno scopo inconsueto quegli ( altrimenti innocui ) convogli di comuni carri merci. Non c’è diario o racconto, fra i molti nostri, in cui non compaia il treno, il vagone piombato, trasformato da veicolo commerciale in prigione ambulante o addirittura in strumento di morte. E’ sempre stipato, ma pare di intravedere un rozzo calcolo nel numero di persone che, caso per caso, vi venivano compresse: da cinquanta a centoventi, a seconda della lunghezza del viaggio e del livello gerarchico che il sistema nazista assegnava al materiale umano trasportato. I convogli in partenza dall’Italia contenevano solo 50-60 persone per vagone ( ebrei, politici, partigiani, povera gente rastrellata per le strade, militari catturati dopo lo sfacelo dell’ 8 settembre 1943 ): può essere che si sia tenuto conto delle distanze, o forse anche dell’impressione che queste tradotte potevano esercitare su eventuali testimoni presenti lungo il percorso. All’estremo opposto stavano i trasporti dall’Europa orientale: gli slavi, specialmente se ebrei, erano merce più vile, anzi, priva di qualsiasi valore; dovevano comunque morire, non importa se durante il viaggio o dopo. I convogli che trasportavano gli ebrei polacchi dai ghetti ai Lager, o da Lager a Lager, contenevano fino a 120 persone per ogni vagone: il viaggio era breve… Ora, 50 persone in un vagone merci stanno molto a disagio; possono sdraiarsi tutte simultaneamente per riposare, ma corpo contro corpo. Se sono 100 o più, anche un viaggio di poche ore è un inferno, si deve stare in piedi, o accovacciati a turno; e spesso, tra i viaggiatori, ci sono vecchi, ammalati, bambini, donne che allattano, pazzi, o individui che impazziscono durante il viaggio e per effetto del viaggio. Nella pratica dei trasporti ferroviari nazisti si distinguono variabili e costanti; non ci è dato sapere se alla loro base ci fosse un regolamento, o se i funzionari che vi erano preposti avessero mano libera. Costante era il consiglio ipocrita ( o l’ordine ) di portare con sé tutto quanto era possibile: specialmente l’oro, i gioielli, la valuta pregiata, le pellicce, in alcuni casi ( certi trasporti di ebrei contadini dall’Ungheria e dalla Slovacchia ) addirittura il bestiame minuto. E’ tutta roba che vi potrà servire, veniva detto a mezza bocca e con aria complice dal personale di accompagnamento. Di fatto, era un autosaccheggio; era un artificio semplice ed ingegnoso per trasferire valori nel Reich, senza pubblicità né complicazioni burocratiche né trasporti speciali né timori di furti en route: infatti, all’arrivo tutto veniva sequestrato. Costante era la nudità totale dei vagoni; le autorità tedesche, per un viaggio che poteva durare anche due settimane ( è il caso degli ebrei deportati da Salonicco ) non provvedevano letteralmente nulla: né viveri, né acqua, né stuoie o paglia sul pavimento di legno, né recipienti per i bisogni corporali, e neppure si curavano di avvertire le autorità locali, o i dirigenti ( quando esistevano ) dei campi di raccolta, di provvedere in qualche modo. Un avviso non sarebbe costato nulla: ma appunto, questa sistematica negligenza si risolveva in una inutile crudeltà, in una deliberata creazione di dolore che era fine a se stessa.

( tratto da I SOMMERSI E I SALVATI )

SE QUESTO E' UN UOMO
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
- PRIMO LEVI -

Vedi: FRANCO

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