I PRIMI ANNI FASCISTI NEL PISANO

giovedì, 21 marzo 2019

I PRIMI ANNI FASCISTI NEL PISANO

All’inizio degli anni venti, la violenza fascista si scatena con inaudita ferocia. Le squadracce nere agiscono senza remore, alla luce del giorno, in violazione di ogni legge e regola umana, aiutati in ciò dalla copertura delle autorità preposte all’ordine pubblico e al rispetto della legge, le quali non si limitano a ciò. Tanto che nel corso di uno sciopero per i patti colonici a Orciano, i carabinieri uccidono il 20 Luglio 1920 il contadino Piero casini. Dunque la violenza fascista, copertura e complicità delle autorità evidenziano come fu stroncato il movimento operaio e democratico; la legalità è imposta con un regime di arbitrio e di sopraffazione, che doveva portare il Paese alla tragedia delle guerre di aggressione, alla sconfitta e all’occupazione tedesca. Proseguo: il 4 Marzo 1921 a San Casciano viene ucciso il comunista Enrico Ciampi dalla squadraccia del marchese Serlupi. Il 13 Aprile, il segretario della Federazione Socialista Carlo Cammeo fu assassinato nella scuola davanti agli scolari. Nei due casi i fascisti furono prosciolti in istruttoria. L’assassinio di Carlo Cammeo suscitò una forte reazione popolare. Ai funerali partecipò una grande folla. La cerimonia si concluse in piazza del Duomo: parlarono il comunista Mingrino, il socialista Stizzi e Italo Bargagna a nome di tutti i movimenti giovanili antifascisti. Il 9 Luglio il comunista Vasco Viviani, mentre si trovava ad un bar sito in viale Umberto nei pressi di Porta a Piagge, veniva aggredito. Mentre tentava di fuggire era colpito alle spalle da alcune rivolverate e moriva il giorno stesso. La polizia non procedette a nessun arresto. Il 2 Aprile 1922 Alvaro Fantozzi, segretario della Camera del Lavoro di Pontedera, mentre si recava a Marti ad un’adunanza della Lega Mista Operai, nei pressi di Casteldelbosco veniva affrontato da una “squadra nera” e freddato con tre colpi di pistola. Nel giorno dei funerali del sindacalista il prefetto autorizzava un forte concentramento di fascisti a Pontedera, dimostrando ancora una volta l’acquiescenza dell’autorità governativa al disegno eversivo fascista. La notte dell’8 Aprile una squadra fascista, del famigerato Alessandro Carosi, si recava nella casa dell’anarchico Ugo Rindi, segretario della Federazione del Libro e, presentandosi come agente di pubblica sicurezza, lo condusse in strada e a poche centinaia di metri dall’abitazione lo assassinarono a pugnalate e mutilarono il cadavere. L’assassinio di Ugo Rindi suscitò profondo dolore nella popolazione. Il 19 Marzo 1922 nei pressi di Marciana fu assassinato il maestro d’arte alla scuola di Cascina, l’anarchico Comasco Comaschi. Il crimine suscitò un’ondata di sdegno e di proteste. Comaschi era molto stimato per le sue doti di profonda umanità. I funerali si svolsero con la partecipazione massiccia delle popolazioni del cascinese. Gli aggressori individuati e denunciati furono assolti per non luogo a procedere. Nel mese di Ottobre 1925 Vittorio Caciagli, segretario delle Leghe Bianche della zona di Pontedera, mentre si recava a Cascina ad un’assemblea della Lega locale, è aggredito da una squadraccia fascista. Duramente colpito si accascia al suolo, bastonato e pestato selvaggiamente muore venti giorni dopo. (Meditazione su: Alcuni dei tanti crimini fascisti degli anni venti nella testimonianza scritta il 15 Gennaio 1991 da Ideale Guelfi, Presidente della Sezione dell’Anppia di Pisa raccolta in “Ora e sempre Resistenza” edito dalla Provincia di Pisa e ANPI nel Novembre 1995).

 C A L V A R I O
Inquiete pupille frugarono
 lontani e vuoti orizzonti
 inseguite da visioni paurose.
 Torturati piedi
 pestarono gelide nevi
 senza speranza di sosta
 in quell’inverno rabbioso
 ululante da orride gole
 tedeschi grida di resa.
 Dal Montenegro impervio
 alle bianche lande
 della Bosnia infida
 solo Dio
 vide membra intirizzite e scarne
 infiammarsi alle lotte
 ed abetaie silenti
 infuriarsi di spari
 e scaldarsi di sangue.
 Pochi vedemmo il nuovo sole
 scioglier le nevi
 e con le nevi il sangue.
 Come bella appare a noi
 la primavera!
 Come triste il ricordo
 di quei morti!
 … e muti fra le soste di fuoco
 ornammo di rozze croci
 l’umide fosse.
 Nell’agosto
 inseguiti
 ci videro
 i superbi gioghi del Durmitor.
 Il sole alto sulle chine teste
 e intorno odor di secco
 torturarono le gole.
 Inseguiti ci videro
 i verdi altipiani di Negobudje
 e i pallidi fiori
 s’arrossarono di morte.
 Pochi restammo alle future ire
 dei nemici e del tempo
 ma il cielo generoso d’azzurro
 a noi riflesse
 la lontana terra
 e quella terra ravvivò il fuoco
 per l’ultime battaglie.
Inseguitori impaghi
 ci videro le nevose groppe
 da Gacko a Nevesinje
 da Mostar a Sarajevo
 fino a mozzare l’ira nemica
 in cupe deserte forre.
 Solo noi pochi
 vedemmo i morti
 solo noi pochi
 esultammo di libertà
 e invasi da spirito nuovo
 sciogliemmo al vento
 canti per nuove lotte.
 -Plinio Bianchi-
(1946)
[Poesia pubblicata su “Voce garibaldina nel Dicembre 1946 a Firenze e sul volume “L'armata stracciona” di Stefano Gestro, 1964]





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