ARIA CHE GIRA
sabato, 4 agosto 2018
ARIA CHE GIRA
Si guarda la televisione per passare il tempo, per unirsi,
per divertirsi, per informarsi. Buoni sono i dibattiti con un conduttore e
tanti ospiti di tutti i semi e di ogni tendenza e credi, di tante
specializzazioni tecniche, culturali e artistiche, di semplici cittadini.
Bello, coinvolgente e divertente è il libero dibattito, vivace, irriverente
sino al rischio dell’offesa personale, con baciate opinioni, parallele,
gentilmente divergenti, dolcemente simili, aspramente contrapposte, totalmente nemiche.
Ma, purtroppo c’è, nel periodo delle vacanze, una cosa che suscita agitazione e
ansia, che non dona rilassamento e soddisfazione. Mi riferisco a quel
conduttore supplente che, eccitato dal momento, pecca di inconsapevole
protagonismo. Egli suscita agitazione, ansia, rigetto, perché pone la domanda,
ma interrompe spesso e a sproposito non fa terminare l’intervento;
neutralizzando così il tentativo dell’ospite di esprimere un’opinione,
danneggia irrimediabilmente la comprensione, allontana il telespettatore.
(Ricordo da un racconto di Tommy detto Tom).
PAURA
L’intenso sentimento di apprensione e di inquietudine
si insinua paventando pericoli o danni;
l’atteggiamento costantemente preoccupato e sospettoso
induce a precauzioni generalmente immotivate;
l’agitazione, l’affanno, lo stato emotivo di repulsione
per l’azione momentanea oppure improvvisa di elementi
concreti o immaginari e, aspetti, dimensioni inconsuete,
sconcertanti, portano all’orrore, al tragico.
L’abbattimento, lo sconforto senza alcuna consolazione,
senza scorgere ragionevolezza né convenienza,
manifesta rabbia e dolore nello scoraggiamento.
L’annientamento accanito, disastroso, rende nullo, inutile,
frustrante, disconosce la saviezza, avvilisce
irrimediabilmente,
annienta la capacità di azione autonoma.
Creare ad arte lo sbandamento morale,
l’incapacità di ragionare serenamente,
consente di ridurre alla mercé della merce
il restante dell’umano, consumare nell’angoscia
persino il ritrovato miracoloso contro l’intelligenza!
Nella normalità consapevole,
una richiesta per soddisfare un bisogno reale
si fonderebbe su una motivazione di ragionevolezza e,
comunque, non manifestamente irragionevole,
altrimenti obbligherebbe all’osservanza.
-Renzo Mazzetti-
(2 settembre 2009)
Vedi: CRITICA TEATRALE (17 Luglio 2018)
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