CARLO A PARIGI

 

giovedì, 19 luglio 2018

CARLO A PARIGI

 

 

La parola ideologia può essere intesa in due sensi diversi. Da una parte si chiama ideologia l’espressione nella coscienza umana del reale, interpretato sul piano spirituale, in una forma religiosa, filosofico o politica (ideologia pagana, ideologia materialistica, ideologia socialista); d’altra parte si chiama ideologia una trasposizione del reale nel pensiero secondo il procedimento che Marx ha analizzato col nome di “mistificazione” e che consiste nel togliere al reale il suo carattere proprio per conferirlo a delle astrazioni sostituendo così al mondo reale un mondo immaginario. Poiché ogni interpretazione comporta necessariamente una deformazione, è difficile se non impossibile separare in modo assoluto questi due aspetti dell’ideologia; ma quando essa viene considerata in opposizione al marxismo, bisogna intenderla nel secondo senso. Ciò che caratterizza l’ideologia e l’oppone al marxismo è la sua concezione dei rapporti tra il pensiero e il reale e la sua concezione dell’azione. L’ideologia separa l’uomo dalla vita reale, dall’attività concreta, considerata cioè l’idea fuori dalla realtà e trasferisce l’azione sul piano spirituale e morale. Essa è dunque necessariamente ricondotta a una concezione metafisica del mondo, ad attribuire all’idea una esistenza indipendente dalla vita reale dell’uomo e perciò un valore assoluto. Al contrario, il marxismo, unendo il pensiero e la realtà nell’azione concepita come attività concreta, reale, respinge ogni metafisica e considera ogni realtà spirituale o materiare in modo dialettico, nei suoi rapporti con l’elemento essenziale della vita umana, con l’attività economica e sociale. Questa differenza fondamentale tra l’ideologia ed il marxismo appare più netta per il modo stesso con cui Marx ha costruito la sua dottrina, formata nell’azione, attraverso la critica del più potente sistema ideologico moderno, il sistema di Hegel. Questa critica, Marx non l’ha fatta in maniera dogmatica e astratta, ma confrontando nell’azione stessa la filosofia hegeliana con la realtà, respingendone l’ideologia e conservandone soltanto gli elementi che gli hanno permesso di rinnovare la dottrina comunista fondandola sulla concezione del materialismo storico e dialettico. All’inizio della sua azione politica, nella difesa del movimento liberale, Marx si leva dapprima contro il sistema conservatore di Hegel, che per una contraddizione col principio dialettico implicante una continua trasformazione del reale, considerava, metafisicamente, lo Stato prussiano e la religione cristiana come espressioni perfette e definitive dell’Idea assoluta. Marx critica il lato statico di questo sistema per conservarne soltanto l’elemento dialettico e, in un primo momento, estrae dalla filosofia hegeliana una dottrina di azione avente un carattere idealista. Poiché egli conserva la fede nell’onnipotenza dello spirito e nel carattere razionale dello Stato, crede di poter realizzare la trasformazione dello Stato che condiziona quella società con la semplice critica delle istituzioni esistenti. L’insuccesso di questo tentativo, che si traduce nella soppressione della “Gazzetta Renana” da lui diretta, lo convince dell’insufficienza della critica come mezzo d’azione come pure dell’erroneità della sua concezione dello Stato. E allora, criticando alla luce della propria esperienza politica la concezione hegeliana dello Stato, dimostra nella “Critica della filosofia del diritto di Hegel” che lo Stato è concepito da Hegel metafisicamente, in sé, come un’entità, come un’idea-forza che determina a priori tutta l’organizzazione sociale. Per giungere a una nozione esatta dei rapporti effettivi tra la società e lo Stato, bisogna, egli dice, considerare, con un rovesciamento del sistema di Hegel, la società come elemento fondamentale, poiché essa determina il carattere essenziale dello Stato. Lo dimostra in modo evidente il fatto che in una società fondata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, lo Stato ha per missione primordiale la difesa di questa proprietà. La critica nella società fondata sulla proprietà privata, alla quale fa capo l’analisi del carattere e della funzione dello Stato, orienta Marx verso un comunismo inizialmente ideologico, nel quale la società non è studiata in se stessa e nel quale il proletariato non è che lo strumento dell’Idea, l’elemento antitetico incaricato di realizzare il progresso. D’altra parte, poiché non crede più alla possibilità di giungere, con la sola potenza del pensiero, a una trasformazione radicale delle cose, Marx si stacca dalla filosofia critica e si volge verso una azione politica congiunta con l’azione sociale. Egli è così condotto durante il suo soggiorno a Parigi, a prendere contatto col proletariato parigino e questa partecipazione alla vita della classe operaia gli permette di dare al comunismo, che è ancora in lui una concezione astratta, un carattere realistico e un contenuto concreto. Egli respinge ogni ideologia e ogni utopia e cerca nella società stessa le cause del suo sviluppo e si rende conto in modo sempre più preciso delle ragioni e del carattere dell’evoluzione storica e sociale. In questa trasformazione essenziale delle proprie concezioni, egli è aiutato da Federico Hegel che negli articoli degli “Annali franco-tedeschi” in cui critica il regime economico e sociale dell’Inghilterra, dimostra come il comunismo sia generato dall’evoluzione stessa del regime della proprietà privata, destinato a scomparire per effetto di una dialettica interna che, intensificando le crisi nate dalla concorrenza e dalla superproduzione, aggrava la lotta delle classi e determina necessariamente una rivoluzione sociale.

 

INDOVINA L’INDOVINELLO: CHI E’ L’AUTORE ?

 

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LA DITTATURA ATTUALE

 

Nell’era della dittatura finanziaria

delle intese piccole e delle grandi sedute

la semplificazione dell’insegnamento

costruisce l’ignoranza complessa;

politici dominanti anelano certezze:

la sera stessa dell’elezione

uno dei due capi concorrenti

senza dubbio conquista il governo.

Le primarie

metafora della democrazia

illudono

entusiasmano la semplicità

l’innocenza

il misero pensare esaltano

anche la democrazia

in dittatura semplificano.

-Renzo Mazzetti-

(domenica 12 gennaio 2014)

Vedi:

 

SCOMUNICA E BRIGANTI (29 Giugno 2018)

 

STUDENTI!

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