IL RITORNO DEGLI STRACCIONI
mercoledì, 7 febbraio 2018
IL RITORNO DEGLI STRACCIONI
Crispi aveva bisogno di accontentare anche sul piano della
politica estera i monarchici e gli interessi dell’industria pesante. Il
governo, nonostante le miserevoli condizioni di bilancio e la mancanza di
qualsiasi attrezzatura bellica, era disposto ad affrontare la rischiosa
avventura bellica pur di tentare la conquista di un pezzo di terra africana e
partecipare almeno alla spartizione delle ultime briciole del banchetto
coloniale a cui le nazioni più ricche si erano rimpinzate da gran tempo. Per
iniziare la criminosa avventura africana, Crispi colse l’occasione di un
conflitto con l’Abissinia e con misera leggerezza si illuse che l’Abissinia si
sarebbe lasciata assorbire dall’Italia come un uovo. Alla guerra d’Africa era
decisamente contraria la grandissima maggioranza dell’opinione pubblica,
formata dagli strati popolari, dalla borghesia, e, in genere, da quanti non
avevano interessi politici ed economici, diretti o indiretti, legati alla
guerra. Ma Crispi non si curava né dell’ostilità del paese né della mancanza
dei mezzi e giocava la carta della guerra. Al generale Baratieri, che
telegrafava chiedendo aiuti, Crispi rispose che “Napoleone faceva la guerra con
i danari dei vinti”. Per rendere più chiara la situazione dell’Italia, la
famosa frase di Lenin: “imperialismo straccione”. Alcuni detti: “oggi a me e domani
a te”; “la storia smemorata si ripete”; chi la fa l’aspetti”; “chi di spada
ferisce, di spada perisce”. (Ricordo da un racconto di Tommy detto Tom).
SENZA PADRE
Aerei cacciabombardieri
invio d’armati
scafisti schiavisti
cannibali
governanti babelici
ipocriti ambiziosi
mercanti di soldi e valori
trafficanti e consumatori di armi
senza spirito
senza Padre.
-Renzo Mazzetti-
(venerdì 25 dicembre 2015)
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