RISO A CREPAPELLE
giovedì, 24 novembre 2016
RISO A CREPAPELLE
Da popolo a popolo, da epoca ad epoca, le idee di bene e di male si sono cambiate in tal misura da essere arrivate spesso addirittura a contraddirsi. Ma, qualcuno obietterà, pure il bene non è male ed il male non è bene; se male e bene vengono confusi insieme, cessa ogni moralità e ciascuno può fare e non fare ciò che vuole. Ma, tuttavia, la cosa non si sbriga così facilmente. Se la cosa fosse così semplice non ci sarebbe davvero nessuna disputa sul bene e sul male, ciascuno saprebbe che cosa è il bene e che cosa è il male. Ma come stanno oggi le cose? Quale morale ci si predica oggi? C’è anzitutto la morale cristiano-feudale, tramandata dai tempi passati dalla fede, che, a sua volta, si divide in cattolica e protestante, e non ci mancano ancora altre suddivisioni, dalla gesuitica cattolica e dalla ortodossa protestante sino a una duttile morale illuminata. Accanto ci figura la morale borghese moderna e a sua volta, accanto a questa, la morale proletaria dell’avvenire, cosicché passato, presente e futuro, solo nei paesi più progrediti dell’Europa, offrono tre grandi gruppi di teorie morali che vivono contemporaneamente e l’una accanto all’altra. Ora, quale è la vera? Nel senso che abbia assoluta validità, nessuna singolarmente presa; ma certo sarà in possesso del maggior numero di elementi che promettono di essere duraturi, quella morale che, nel presente, rappresenta il rovesciamento del presente, e quindi la morale proletaria. Ma ora, se noi vediamo che le tre classi della società moderna, l’aristocrazia feudale, la borghesia e il proletariato hanno ciascuno la propria morale particolare, possiamo trarne la conclusione che gli uomini, consapevolmente o inconsapevolmente, in ultima analisi traggono le loro concezioni morali dai rapporti pratici sui quali è fondata la loro condizione di classe. Ma nelle tre teorie morali sopracitate c’è pure qualche cosa di comune a tutte e tre: non sarebbe questo almeno un elemento di quella morale fissata una volta e per sempre? Quelle teorie morali rappresentano tre diversi gradi dello stesso sviluppo storico, hanno quindi uno sfondo storico comune e, già per questo necessariamente, hanno molto in comune. Ma c’è di più: dati dei gradi di sviluppo economico eguali o approssimativamente eguali, le loro teorie morali necessariamente debbono più o meno concordare tra loro. A partire dal momento in cui si sviluppò la proprietà privata di beni mobili, a tutte le società in cui vigeva questa proprietà privata dovette essere comune il comandamento morale: non rubare. Questo comandamento diventa perciò una legge morale eterna? Niente affatto. In una società in cui i motivi per rubare sono eliminati, in cui a lungo andare soltanto i pazzi potrebbero rubare, quanto si riderebbe del predicatore di morale che proclamasse solennemente: non rubare! (Meditazione su: Il bene e il male da l’Antiduhring di Friedrich Engels).
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