LA DITTA

 

mercoledì, 21 gennaio 2015

LA DITTA

La ditta era il nome commerciale di un’azienda; nel linguaggio teatrale era la denominazione ufficiale di una compagnia quando associava i nomi di uno o più attori, uniti anche nella gestione dell’impresa. La politica era l’attività di chi prende parte attiva alla vita pubblica. La ideologia era l’analisi delle sensazioni e delle idee; per Karl Marx significava “falsa coscienza”, vale a dire un tipo di conoscenza e di rappresentazione della realtà il quale, essendo condizionato dalla situazione particolare (soprattutto economica-sociale-ambientale) dei gruppi o degli individui che ne erano portatori, non riusciva a pervenire a un’immagine vera, scientificamente fondata o attendibile, della realtà. In particolare, secondo Marx “ideologico” doveva essere considerato il pensiero borghese, il quale -costituendo l’espressione intellettuale di una classe ormai prossima all’esaurimento del suo compito storico- non poteva non costruirsi un’immagine falsa, di comodo, del mondo e dei problemi sociali. L’ideale era la nobile aspirazione, principio morale, l’insieme delle caratteristiche di personalità che la persona vorrebbe acquisire. Il partito era un raggruppamento volontario, composto da persone unite da idealità e interessi comuni, che mirava a determinare l’indirizzo politico generale o più precisamente a conquistare ed esercitare il potere nell’ambito dello Stato; si trattava non solo di “creare” dei deputati, ma di inserire nella vita dello Stato masse crescenti di lavoratori organizzandole e dando loro un solido grado di maturità politica, era quindi necessaria un’attività metodica e continuativa da volgersi con una direzione centrale eletta; erano necessari Statuti, Ordinamenti interni, Programmi precisi, una diffusione capillare che partendo dalla periferia coprisse l’intero territorio statale attraverso una miriade di elementi di base locali: le Sezioni. Gramsci vedeva il Partito come il “moderno principe”, che non doveva essere solo dominante nella società, ma anche egemone, cioè doveva sapere vincere e nel contempo suscitare intorno a sé il consenso delle più ampie forze democratiche, conquistando la fiducia degli intellettuali, al fine di facilitare il realizzarsi di tutte le molteplici e indispensabili trasformazioni economiche e politiche secondo il disegno di una “visione del mondo” del partito comunista accettata. La ditta era certamente un esempio spregiativo per indicare un partito; infatti per Marx “la ditta”, intesa come attività produttiva, significava: operai nelle fabbriche, non solo schiavi del capitale, ma tutti i giorni e a tutte le ore schiavi della macchina, del sorvegliante e soprattutto del singolo padrone, quel dispotismo era tanto più misero, odioso, esasperante, quanto più proclamava apertamente il profitto come suo scopo finale. Allora -esclama Urbano- quel parlamentare che per indicare il suo partito diceva “la ditta”? Era fuori dal mondo e se era ironia era lo stesso fuori luogo, risponde Albertino, ma ormai si è fatto tardi e non c’è tempo per il dibattito, per il prossimo mercoledì studiate: “I partiti azienda” e augura la buonanotte. (Ricordo da un racconto di Bicefalo).

 

L’ I D E A L E

 

Il numero degli anni non determina

 

il superamento dell’Ideale.

 

E’ l’Ideale che scandisce anche il tempo

 

e il tempo è continuamente vecchio e superato.

 

-Renzo  Mazzetti-

 

(“Verso levante, poesie del mio autunno caldo”, ismeca bologna, 2009)

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