RODOTA’

 

lunedì, 22 aprile 2013

RODOTA’

 

Smarrita da molti, da troppi, la solidarietà non è uno degli elementi che caratterizzano il panorama sociale italiano. Si attenuano, o scompaiono, le solidarietà tradizionali del quartiere, della fabbrica, della comunità religiosa o di partito. Sembra che si rafforzi di nuovo soltanto la solidarietà familiare. Ma troppo spesso, oggi, la famiglia non è un luogo dove lo spirito della solidarietà vive spontaneamente, ma piuttosto un ”rifugio in un mondo ‘’senza cuore” che nega ai giovani il lavoro o la casa costringendoli a più lunghe convivenze.

 

Certo, il mondo cambia, e nelle grandi metropoli è vano sognare la solidarietà tra vicini del piccolo borgo di campagna. Proprio per questo, alle solidarietà spontanee si era cercato di sostituire solidarietà ”costruite”, quelle dei servizi sociali e del sistema pensionistico, di una sanità pubblica vista non solo come cura della malattia, e così via. Non era una forzatura. La parola ‘’solidarietà” sta scritta nella Costituzione. E lo ”Stato sociale” non doveva limitarsi ad essere Stato assistenziale, ma appunto una nuova costruzione nella quale i cittadini potessero trovare solidarietà adeguate ai tempi che cambiavano. Questo è avvenuto solo in minima parte. Ma, invece di cercare correzioni e irrobustimenti, nella fase più recente ci si è buttati a teorizzare la fine e lo smantellamento dello Stato sociale. Via il sistema pensionistico, nel quale si esprime pure solidarietà tra generazioni. Via un servizio sanitario generalizzato, che dovrebbe realizzare anche la solidarietà tra ceti con diversa forza economica. Via una politica economica capace di offrire solidarietà alle zone meno avanzate.

 

Tutto questo procedeva di pari passo con la proclamazione di una ideologia. Risuonava l’antico grido ”Arricchitevi!”, e rimbalzava dalle copertine dei mensili per i ceti ”rampanti”. La solidarietà rischia così di presentarsi addirittura come qualcosa di negativo. Chi deve duramente far carriera, e soldi, non ha tempo per gli altri. E la stessa richiesta di solidarietà può apparire come un segno di debolezza. Ma l’esigenza della solidarietà riemerge ogni giorno come grande problema. Chi deve risolverlo? Un libero gioco delle forze, affidato solo ad un ”privato sociale” che può divenire persino fonte di nuove separazioni e ghetti, se ciascuno agisce per offrire solidarietà soltanto ai ‘’suoi”? O, al termine della sbornia neoliberista, siamo in grado di riacchiappare il filo che ci porta a recuperare la solidarietà come valore? Dico valore, perché la solidarietà si pratica solo dov’è sentita, non può nascere da imposizioni. Se allora ci guardiamo intorno, ci accorgiamo da quante parti, e con quanta fatica, si cerchi di dar vita a forme nuove di solidarietà, sciogliendo anche molte ambiguità che accompagnavano questa parola. Ma questi sforzi generosi non possono essere lasciati a loro stessi: politiche di stimolo e di sostegno, istituzioni adeguate, sono oggi più che mai necessarie. (Meditazione su: L’Italia è un paese solidale ? di Stefano Rodotà. I fatti, immagini dei nostri giorni, supplemento al n° 122 dell’Unità del 24 maggio 1987 ).

 

 

 

S   A   N   T   O        E   S   E   M   P   I   O

 

Non sono stato capace

 

di prevedere e neppure di sognare

 

che quel Papa tedesco

 

insegnasse a quello Laico italiano.

 

Per ritornare essere umano

 

ancora da vivo si è dimesso

 

e come fa qualunque mortale

 

si è messo in pensionamento.

 

Ma da vivo

 

semplicemente come tutti

 

così come quando nacque

 

non come ultimamente visse.

 

Invece

 

la Repubblica italiana

 

Senatore a vita

 

santifica ancora il Presidente.

 

Alla fine del mandato

 

orgoglioso e arzillo

 

il Primo segua il sensibile

 

santo esempio intelligente.

 

Semplicemente.

 

-Renzo  Mazzetti-

 

[ Cerca: ESEMPIO (24 maggio 2011 ].

 

IL FUTURO

 

Il futuro si nutre del passato

 

e diviene presente.

 

-Renzo  Mazzetti -

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