INSULARE

 

mercoledì, 14 novembre 2012

INSULARE

 

 Chi ha detto che l’origine insulare disporrebbe gli animi e i caratteri agli orizzonti ristretti, agli ideali meschini, o addirittura spegnerebbe l’entusiasmo, lo slancio? Non è vero! Come nel nostro più grande poeta, e per alcuni aspetti grandissimo pensatore dell’800, Leopardi, il fastidio infinito per la rinchiusa e meschina esistenza nel borgo provinciale arretrato diventa ascesa lirica nella contemplazione del fastidio e dolore di tutti gli uomini davanti ai problemi, per il suo razionalismo insolubili, dell’universo e della vita, così in Antonio Gramsci sorge dalla sofferenza direttamente vissuta dell’isola sarda e del popolo suo, non soltanto lo stimolo a porre determinati problemi, ma una di quelle intuizioni dell’età giovanile, luce che illumina, guida che dirige in tutto il successivo cammino, e quindi quasi rivelazione di tutta una vita. (Meditazione sul ”Gramsci” di Palmiro Togliatti).

 

 

 

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L ‘  I  N  F  I  N  I  T  O

 

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

 

E questa siepe, che da tanta parte

 

Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

 

Ma sedendo e mirando, interminati

 

Spazi di là da quella, e sovrumani

 

Silenzi, e profondissima quiete

 

Io nel pensier mi fingo; ove per poco

 

Il cor non si spaura. E come il vento

 

Odo stormir tra queste piante, io quello

 

Infinito silenzio a questa voce

 

Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,

 

E le morte stagioni, e la presente

 

E viva, e il suon di lei. Così tra questa

 

Immensità s’annega il pensier mio:

 

E il naufragar m’è dolce in questo mare.

 

-Giacomo  Leopardi-

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