USCIRE DALLA CRISI
DOMENICA, 29 LUGLIO 2012
USCIRE DALLA CRISI
La ricerca di una via di superamento della crisi attuale che
non si risolva in una pura e semplice ripresa dei tradizionali meccanismi di
sviluppo della economia capitalistica, quali hanno operato in Italia tra gli
anni Cinquanta e Sessanta. Il presupposto di questa ricerca è la piena
consapevolezza, da parte del movimento operaio, della necessità di dare
risposta positiva ai problemi aperti dalla crisi del capitalismo. Ci sono state
in diversi periodi discussioni molto complesse, ed anche di recente si è
tornati su queste questioni, sul modo in cui deve essere interpretata la teoria
della crisi in Marx, sul punto se si possa o no parlare di una ”teoria del
crollo” in Marx e nello sviluppo successivo del pensiero marxista; ebbene, io
credo che la politica del nostro partito abbia come retroterra la convinzione
profonda che non ci sia da aspettarsi che un rivolgimento in senso socialista
derivi dal crollo di una economia capitalistica e che invece si tratti di
intervenire nella crisi del capitalismo in modo tale da affermare la funzione
dirigente della classe operaia, da saldare attorno ad essa un blocco di forze
sociali, un ampio sistema di alleanze e da dare al paese una nuova direzione politica,
capace di avviare un processo di trasformazione. Anche il corporativismo, il
gretto spirito di categoria, che sempre tende a rinascere in seno alle classi
lavoratrici, dobbiamo combatterlo facendoci portatori di una visione
costruttiva della funzione della classe operaia. In questo è l’ispirazione di
Gramsci che ci guida: il Gramsci dell’ ”Ordine nuovo”, il Gramsci degli anni
1923-’26, della riflessione sulla sconfitta del movimento operaio, il Gramsci
dei Quaderni del carcere. Nessuno meglio di Gramsci ha espresso questa visione
costruttiva della funzione rivoluzionaria della classe operaia, la necessità di
un atteggiamento positivo della classe operaia di fronte ai problemi della
produzione, la necessità per il movimento operaio di indicare una alternativa
sul terreno stesso dell’organizzazione della produzione e della gestione
dell’economia. Gramsci scrive, nel 1924, che conquistare lo Stato significa
anzitutto, per la classe operaia e il suo movimento, avere la capacità di
superare i capitalisti nel governo delle forze produttive del paese. Questo è
considerato da Gramsci un terreno fondamentale del confronto e della lotta per
l’egemonia, per l’affermazione della classe operaia come nuova classe
dirigente. La nostra opinione e persuasione è che non è possibile fare uscire
l’Italia dalla crisi, avviare uno sviluppo durevole, su basi solide e sane,
della economia italiana, senza introdurre modificazioni qualitative nel tipo di
sviluppo e nella direzione della società e dello Stato. Noi quindi non rivendichiamo
in astratto la bontà o la superiorità del socialismo; indichiamo la necessità
dell’introduzione di ”elementi di socialismo”, per usare un’espressione di
Enrico Berlinguer, la necessità di modificazioni del meccanismo di sviluppo e
di direzione dell’economia e della società che vadano nel senso del socialismo,
se si vuole puntare non su una ripresa temporanea e illusoria, che aggravi
tutte le distorsioni e le contraddizioni dello sviluppo degli anni 1950-’60, ma
invece su una prospettiva di sviluppo continuativo, organico, equilibrato
dell’economia italiana. Un asse del nostro discorso è costituito dalla
necessità di spostare l’accento da uno sviluppo forzato, artificioso e distorto
di consumi privati allo sviluppo di consumi sociali, al soddisfacimento di
grandi bisogni collettivi: sviluppo dell’edilizia popolare; riforma e sviluppo
dei servizi sanitari, potenziamento e valorizzazione dei trasporti pubblici,
sviluppo e riqualificazione delle strutture scolastiche e formative. Nello
stesso tempo poniamo la necessità di puntare su settori produttivi finora
gravemente sacrificati, come l’agricoltura e l’industrializzazione
dell’agricoltura, su settori essenziali, come quello della produzione di beni
strumentali, anche ai fini dell’industrializzazione del Mezzogiorno, su settori
i quali possano, insieme con un forte sviluppo della ricerca scientifica e
tecnologica, contribuire a un salto di qualità della struttura produttiva
italiana e della posizione dell’Italia nella divisione internazionale del
lavoro. (Meditazione su: Intervista sul PCI di Giorgio Napolitano a cura di
Eric J. Hobsbawm, Laterza anno 1976).
I D E A L E
Io ti seguii com’iride di pace
Lungo le vie del cielo:
Io ti seguii come un’amica face
De la notte nel velo.
E ti sentii ne la luce, ne l’aria,
Nel profumo dei fiori;
E fu piena la stanza solitaria
Di te, dei tuoi splendori.
In te rapito al suon de la tua voce
Lungamente sognai;
E de la terra ogni affanno, ogni croce
In quel sogno scordai.
Torna, caro ideal, torna un istante
A sorridermi ancora;
E a me risplenderà nel tuo sembiante
Una novella aurora.
-Carmelo Errico-
MAYA.
GATTA MAYA DOMANDA
Perché non nominare
senatore a vita
un’umana operaia?
Perché nessun umano
lavoratore dipendente
è nominato cavaliere o commendatore?
-Renzo Mazzetti-
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