CIBREO
sabato, 2 giugno 2012
CIBREO
C’erano una volta dei monaci, ai quali era permesso di
nutrire a spese pubbliche un gregge di porci. Visto che appartenevano ai
monaci, questi porci erano chiamati ‘’sacri”. I porci passeggiavano per le
strade rispettati da tutti e entravano nella case dove erano ricevuti e
trattati come ospiti. Le troie incinte erano particolarmente apprezzate, perché
se esse davano alla luce i loro piccoli in casa di qualcuno, costui si riteneva
toccato dalla fortuna. Far del male ad un porco sacro era un sacrilegio. (Meditazione
su Aneddoti o pensieri sparsi di Diderot).
I N T
E R M E Z
Z O 2.
O numi, o eroi, che belli e fieri un giorno
Vi rompevate il gruno
L’un l’altro! O tori, e voi tra corno e corno
Abbattuti d’un pugno!
O terga rosolate e fumiganti
Lungo il divino Egeo!
Oggi noi siamo a dieta, e sempre avanti
Ci dan questo cibreo:
Questo cibreo del cuore, in verso e in prosa,
Co ‘l solito guazzetto
Di quella sua secrezion mucosa
Che si chiama l’affetto.
Un dì, quando a Parigi urlò protervo
Ne la reggia soletta
Come ansante canea che, preso il cervo,
I visceri ne aspetta.,
Un buon beccaio rosso ed aitante
L’entragno d’un vitello
Infilò s’una picca; e gocciolante,
Con tanto di cartello
Ove ”Cuor d’aristocrate” in grandioso
Caratter nero scrisse,
Se lo portava intorno glorioso,
Con le pupille fisse.
Io, se potessi vincer la molestia
Del grasso e de lo schifo,
Vorrei pigliare il cuor di quella bestia
Che ha lungo e nero il grifo
E si distende seria nel pantano
Con estetica molta
Come fosse un poeta italiano
Entro una stanza sciolta:
Su ‘l lauro che più lieto i rami spanda
Al dolce italo sole
Affigger lo vorrei, tra una ghirlanda
Di rose e di viole,
Con la penna d’acciaio d’un cantore
Da la fronte ideale.
Venite, o buona gente: al cuore, al cuore,
Che al meno è di maiale!
-Giosue Carducci-
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