INSICUREZZA
DOMENICA, 25 MARZO 2012
GLADIATORI DI SPARTACO CROCEFISSI SULLA VIA APPIA, I secolo a.C.
INSICUREZZA
Questo continuo sovvertimento della produzione, questo ininterrotto scuotimento di tutte le condizioni sociali, questo moto perpetuo e perpetua insicurezza, contraddistinguono l’epoca borghese da tutte le altre che la precedettero. Tutti gli antichi e arrugginiti rapporti sociali, con il loro codazzo di opinioni e credenze antiche e venerate, si dissolvono; tutti i nuovi rapporti che subentrano passano fra le anticaglie, prima che abbiano avuto tempo di consolidarsi. Tutto ciò che aveva carattere di stabilità e corrispondeva a gerarchia di ceto si svapora, tutto ciò che era sacro si profanizza, e gli uomini si trovano infine a dover considerare le loro condizioni di esistenza e i loro rapporti reciproci con occhi liberi da ogni illusione. Spinta dal bisogno di sempre nuovi sbocchi per le proprie merci, la borghesia corre, per invaderlo, tutto il globo terracquo. Deve annidarsi e stabilirsi dappertutto, dappertutto deve stabilire relazioni. Sfruttando il mercato mondiale la borghesia ha reso cosmopolita la produzione e il consumo di tutti i paesi. A gran cordoglio di tutti i reazionari, essa ha tolto all’industria la base nazionale. Le antiche e antichissime industrie nazionali furono, o sono, di giorno in giorno distrutte. Vengono soppiantate da industrie nuove, la cui introduzione diviene questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili; da industrie che non impiegano più le materie prime indigene, ma anzi adoperano quelle venute dalle zone più remote, e i cui prodotti si consumano non solo nel paese stesso, ma in tutte le parti del mondo. Ai bisogni, a soddisfare i quali bastavano un tempo i prodotti nazionali, ne succedono ora dei nuovi, che esigono i prodotti dei più remoti climi e paesi. Al precedente isolamento locale e nazionale e all’autosufficienza subentra un traffico universale, una universale interdipendenza delle nazioni. E quel che vale per la produzione materiale, vale anche per la produzione intellettuale. I prodotti intellettuali di ogni singola nazione divengono la proprietà comune di tutte. L’unilateralità e la limitatezza nazionale divengono sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali nasce una letteratura mondiale. Grazie al rapido perfezionamento di tutti gli strumenti di produzione, e a comunicazioni divenute infinitamente più facili, la borghesia trascina tutto nella corrente della civiltà, anche le nazioni più barbare. I prezzi delle sue merci sono l’artiglieria pesante con la quale abbatte tutte le muraglie cinesi, e con la quale ha fatto capitolare i barbari più induriti nell’odio dello straniero. Costringe tutte le nazioni ad adottare il modo di produzione borghese, se non vogliono perire, e le obbliga a introdurre la cosiddetta civilizzazione, ossia a farsi borghesi. In una parola, essa si crea un mondo a sua immagine e somiglianza. (Meditazione su una piccola parte del Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels).
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