MOLISANO
LUNEDÌ, 30 GENNAIO 2012
MOLISANO
Le aziende sono ormai tutte in crisi. Non solo quelle
piccole e medie, ma anche le grandi. Il meccanismo che progressivamente le ha
portate nella condizione in cui versano è dato dal mercato, così come è venuto
a configurarsi in Molise, che oggi le ha portate a non riuscire più a far
fronte agli obblighi finanziari. Il meccanismo ora è progressivo. Le piccole
aziende sono entrate per prime in crisi, poi è toccato alle medie, ora è il turno
delle grandi, in relazione tanto alla struttura dei pagamenti quanto alla
possibilità di diversificazione della produzione, senza dimenticare come sul
piano economico incida la dimensione dell’azienda su qualsiasi produzione
relativamente alla possibilità di operare economie di scala e di produzione
(es. l’acquisto dei macchinari al posto del conto terzi). In contemporanea allo
spopolamento delle campagne si è avviata la tendenza all’accorpamento delle
aziende. Posso parlare sulla base di conoscenze ed esperienza personale
soprattutto per il basso Molise, in cui i settori più produttivi restano la
cerealicoltura e l’olivicoltura. Tutti gli altri settori sono in contrazione
(orticoltura, viticoltura, frutticoltura…), anche se la produzione rimane di
qualità. La crisi si rivela una tappa obbligata del capitalismo. Si produce
troppo rispetto a quanto si consuma. La sovraproduzione porta necessariamente
ad una caduta dei prezzi alla produzione, tanto che il lavoro del produttore
non è compensato nemmeno nella misura del suo investimento. D’altronde è nella
natura del capitalismo, che impone la logica della domanda e dell’offerta e
comporta fatalmente che ogni volta che l’offerta supera la domanda ci sia una
crisi che comporta la chiusura delle aziende produttive più deboli; del resto
il produttore non può fare a meno di contare sulla crescita continua della
domanda. Insomma, un cane che si morde la coda. Occorrerebbero nuovi modelli
produttivi. Le aziende prendono i soldi dalla banche con i contribuiti dell’Ente
pubblico, a tassi agevolati. Ciò in ordine alle politiche comunitarie, volte
alla tutela di questa risorsa primaria. Nel momento in cui alla vendita della
produzione, l’agricoltore non riesce a coprire i costi, andando in crisi, le
banche, le quali spesso influenzano il prezzo dei prodotti, cominciano a
chiedere tassi più elevati sui prestiti effettuati. Si crea una crisi di
fiducia nell’imprenditore, proprio nel momento in cui il mantenimento del
credito sarebbe vitale per gli investimenti finalizzati ad affrontare la crisi.
Il protrarsi della produzione in perdita e il cristallizzarsi della sfiducia
nella solvibilità del debitore porta infine all’abbandono dei produttori in
crisi e persino dell’intero settore con conseguente drenaggio di capitali che va
a riversarsi su altre attività. Il Molise è una regione esportatrice. C’è poca
trasformazione dei prodotti agricoli. Le realtà che resistono alla crisi sono
quelle i cui imprenditori hanno il ”gruzzolo” in banca. Poi c’è la questione
dello Zuccherificio, un’azienda dalle potenzialità enormi in mano a persone che
non hanno interesse a portare avanti la produzione. Sarebbe invece interesse
degli agricoltori, e non solo molisani. Arrivano barbabietole dalla Puglia e
dalla Lucania. Anche i responsabili politici di queste regioni dovrebbero
assumersi responsabilità sia nel sostegno economico, nella gestione di una
struttura unica in tutto il centro sud. L’interruzione della produzione di
zucchero nel basso-Molise creerebbe problemi a tutta l’agricoltura dell’Italia
meridionale perché il seminativo che prima era impiegato nella coltivazione
della barbabietola adesso sarebbe utilizzato per un’altra delle possibili
colture disponibili determinando così un aumento della produzione complessiva
in quel settore e conseguentemente il crollo del prezzo. Bisogna assolutamente
considerare che il mercato dello zucchero oggi è in ripresa. Lo zuccherificio
dovrebbe dunque continuare a funzionare. Ma questo esige l’assoluta trasparenza
e correttezza dei bilanci e il controllo da parte del partner politico e, per
suo tramite, di tutto il Consiglio e dei cittadini, in particolare le fasce
sociali e produttive direttamente interessate. Oggi la crisi è reale e
generale: coinvolge le modalità stesse della produzione. Non mi pare che il
movimento se ne renda conto e per questo individua degli obiettivi settoriali e
secondari quali ad esempio l’abbassamento del prezzo del carburante. Gli
agricoltori, come gli autotrasportatori, chiedono l’abbassamento del gasolio,
perché i costi troppo alti riducono i già modesti margini di profitto. Anche in
Molise si era creato un movimento che oggi riaffiora con il nome di “Dignità
sociale” formato grosso modo dalle stesse persone. Ma anche gli agricoltori non
vanno al di là del discorso del gas. Ragionano come piccoli capitalisti. I loro
movimenti hanno la caratteristica del corporativismo. Non riescono a
comprendere che il problema è la struttura del mercato e i procedimenti di
formazione dei prezzi. E dunque la protesta è potenzialmente strumentalizzabile.
Non credo, si spegnerà presto. Non ci sono le premesse. Le dichiarazioni
bellicose c’erano all’inizio, ma non si protesta su fatti seri e strutturali
del settore, ma su problemi marginali. Può portare, però, ad un aumento dei
prezzi dei generi di prima necessità che oggi scarseggiano nei market: aumento
che può, anche finita l’emergenza, stabilizzarsi, con danno precipuo dei meno
abbienti. Dovrà rimettersi in moto un sistema produttivo capace di guardare al
futuro. Ad esempio, occorrerebbe dar vita ad una nuova agricoltura
plurifunzionale e plurisettoriale che, ad esempio, preveda la zootecnia per
evitare di continuare a violentare il territorio. Questo implica che ci sia un
sistema di assistenza tecnica per seguire i contadini nelle produzioni delle derrate
alimentari. Ma in primo luogo serve un’opera di bonifica dei terreni gravemente
inquinati da una pessima gestione del ciclo dei rifiuti e imbevuti di prodotti
chimici dannosi: anche attraverso la raccolta differenziata e la conseguente
produzione di compost si potrebbero rivitalizzare terreni attualmente esausti e
quindi destinati a rimanere incolti. Solo così potrà essere restituita terra
all’agricoltura. Un tema importantissimo è quello della difesa del territorio.
Frane, alluvioni, hanno origine, oltre che da caratteristiche geologiche, da
un’agricoltura non più contadina ma iperspecializzata, che prevede la divisione
poderale a grandi maglie, la massima meccanizzazione e l’uso di sostanze
chimiche. Tutto ciò ha causato il disboscamento, e tante altre forme di
degradazione del territorio. C’è poi il discorso dei terremoti che hanno
devastato parti importanti della nostra regione. Occorrerebbe introdurre il
riconsolidamento dei centri storici, riconvertendoli con criteri antisismici
che permetterebbero di recuperare patrimoni urbani già esistenti e di inserirli
in circuiti turistici. C’è poi, ancora, il discorso sulla ricerca e sulla
gestione delle nuove tecnologie…. Si intravvede oggi una sola possibilità:
un’imposta patrimoniale. L’unica soluzione che permetterebbe di avere soldi
”gratis” senza pagare gli interessi, come avviene invece con il prestito delle
banche. Non esiste, oggi, un soggetto politico di fare ciò, purtroppo.
Occorrerebbe crearlo. Di Sinistra, con orientamento marxista. Ma è possibile?
manca la coscienza di classe di ciò che stiamo vivendo. La gran parte della
popolazione, oggi, non si rende conto della gravità della situazione storica
attuale e non comprende la necessità sempre più impellente di dar vita ad un
modello di sviluppo radicalmente diverso da quello odierno.
I N D O V I N A L’
I N D O V I N E L L O:
C H I E’ L’ A U T O R E ??????
??????????????????????????????????????????????????????????????????????????????
A L L’ O
R T O
All’orto! All’orto!
La terra non si ribella?
Tutto accetta, supina soccombe?
Sdegnata si ritrae vergognosa?
Senza un pizzico di fantasia?
Senza alcuna umana utilità?
Veramente è persa la speranza?
Non più riposa saggio nel sogno?
Funziona bene il tubo digerente?
Rutta liberamente sazio il consumatore?
Sgomita sculettando il mercato spensierato.
Verdure genuine, verdure genuine!
-Renzo Mazzetti-
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