MIMI

 

martedì, 17 gennaio 2012

MIMI

 

Cominciarono, tra un atto e l’altro, come delle lascive danze eseguite sul proscenio a sipario calato. In seguito assunsero la forma di vere e proprie rappresentazioni, dove la mimica aveva gran parte, tanto che i mimi non portavano la maschera. Lo scherzo equivoco costituiva il sale della farsa e il personaggio più comune era il marito tradito, calvo e stupido. Ovidio, che fu mandato da augusto in Crimea per aver scritto versi licenziosi, protestava che gli fosse stato inflitto l’esilio, mentre gli scrittori di mimi restavano non solo impuniti ma venivano applauditi e ben pagati. Una volta il popolo ebbe vergogna di chiedere che le danzatrici si denudassero durante la rappresentazione, perché vi assisteva Catone il quale si allontanò per non disturbare la consuetudine.

 

Il barone Wrangel, padre del generale controrivoluzionario della Rivoluzione d’Ottobre, racconta nelle sue memorie un episodio della sua giovinezza: mentre passeggiava nel giardino della villa di un granduca rimase incuriosito nel vedere un grande numero di piedistalli di statue. Quei piedistalli, nelle serate di festa, servivano alle statue umane, fatte da contadini, nudi e verniciati di bianco, messi nelle varie pose immobili a mimare le vere statue, per tutto il tempo della festa.

 

L’ A R T E      D I      A M A R E     (parte)

 

Non conviene,

 

credimi, accelerare il gaudio estremo,

 

ma lentamente devi ritardarlo

 

con raffinato indugio. E quando il luogo

 

tu scoprirai su cui goda carezze

 

più che altrove da te, vano pudore

 

non freni le tue magiche carezze.

 

Vedrai gli occhi di lei farsi lucenti

 

di tremulo fulgore, come il sole

 

spesso rifulge sulla liquid’acqua.

 

E subito verranno i suoi lamenti,

 

il delizioso mormorare, il gemito

 

dolce così ad udirsi, e le parole

 

più adatte al vostro gioco. Ma tu cura

 

di non volare a troppo gonfie vele

 

e abbandonarla, e terminar la corsa

 

prima di lei. Correte a fianco a fianco,

 

fino alla meta. Il godimento è pieno

 

quando, vinti ad un tempo, e tu e lei,

 

soccomberete insieme. Questo è il modo

 

cui tu devi attenerti, quando, franco

 

e libero tu sei, né la paura

 

urge all’amor furtivo. Se l’indugio

 

pieno è di rischi, e allora forza ai remi,

 

spingi di sprone il tuo cavallo in corsa.

 

-O v i d i o-

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