DIVENIRE
sabato, 26 marzo 2011
DIVENIRE
Ogni ricerca scientifica comincia sempre con l’invenzione di
un mondo possibile o di un frammento di un mondo possibile (Medawar). La
ricerca scientifica non consiste semplicemente nell’osservare, raccogliere dati
sperimentali e dedurne una teoria. Si può tranquillamente esaminare un oggetto
per degli anni senza mai trarne una minima osservazione di interesse
scientifico. Ma fino a che punto l’immaginazione e la fantasia sono elemento
positivo e propulsore e quando divengono, invece, elemento negativo? E’ questo
il nocciolo del problema del gioco dei possibili che, evidentemente, dipende
anche e molto dall’epoca storica. Prima di Darwin, paradossalmente, la scoperta
di fatti nuovi che richiedevano una spiegazione, veniva forzata in termini
creazionisti così fantastici che oggi ci sembrano incomprensibili. Ad esempio,
la successione discontinua di faune fossili che venivano mano a mano scoperte a
partire dal secolo XVIII metteva in difficoltà l’idea di un unico atto
creativo. Ma senza batter ciglio Agassiz, zoologo peraltro di grande fama, non
esitò a postulare da cinquanta a ottanta estinzioni catastrofiche della fauna
del globo seguite da altrettanti atti creativi. E così si spiega come si
potesse arrivare ad immaginare mostri mezzo uomini e mezzo bestie, o uomini
trasformati in altri animali e perfino in alberi. Molta gente, del resto, era
disposta a giurare di aver visto queste creature che, restavano, per così dire,
nei limiti del possibile. Infatti se ogni specie animale era il prodotto di un
atto creativo separato, perché non avrebbero potuto essere stati creati mostri
del genere? Altra cosa è, invece, credere che esistano possibili completamente
sganciati dalle leggi della natura e addirittura al di fuori della natura. Il
che succede anche oggi: quanta gente non è disposta a giurare di aver visto il
diavolo e magari di aver fatto una chiacchierata con lui? O di aver visto
immagini di santi lacrimare o sanguinare? Certo, oggi il gioco dei possibili si
è ristretto grazie al diffondersi, sebbene ancora di gran lunga insufficiente,
delle conoscenze scientifiche. Ovviamente è nel campo della biologia che le
fantasticherie hanno trovato più spazio, con rilevanti riflessi politici e
sociali. Infatti, se quella intorno alla creazione fosse stata solo una disputa
scientifica e non avesse investito, e non investisse, problemi politici e
sociali, tra i quali quello delle discriminazioni razziali e sociali, le lotte
passate e le campagne in atto non sarebbero così virulente: le catastrofi della
storia vanno addebitate meno agli scienziati che ai preti e ai politici.
L’evento, comunque, che ha determinato il restringersi, sia quantitativo che
qualitativo, del gioco dei possibili è stata la teoria dell’evoluzione e in
particolare l’introduzione del concetto di selezione naturale quale meccanismo
fondamentale dell’evoluzione. La selezione naturale è il risultato di due
vincoli imposti ad ogni essere vivente: il primo è quello della riproduzione,
soprattutto quella sessuale, che risulta nella produzione di organismi simili,
ma non identici ai loro genitori ed’è quindi una fonte di quella variabilità
sulla quale fa presa la selezione naturale, il secondo è l’interazione con
l’ambiente. La selezione naturale non agisce soltanto come un setaccio che
elimina le mutazioni pregiudizievoli e favorisce la diffusione di quelle
benefiche. Sul lungo periodo essa integra le mutazioni, le ordina in insiemi
coerenti al processo di adattamento. E’ la selezione naturale a dare una
direzione al cambiamento, ad orientare il caso. La concezione darwiniana ha
quindi una conseguenza ineluttabile: il mondo oggi vivente, quale lo vediamo
intorno a noi, è solo uno tra i molti possibili. La sua struttura attuale è il
risultato della storia della Terra. La evoluzione non ha lavorato come un
ingegnere ma come un fai da te, che non sa esattamente cosa produrrà, ma che
recupera tutto quello che trova e utilizza tutto ciò che ha a portata di mano
per farne qualche oggetto utile. Per controbattere l’argomento della perfezione
della creazione, basta vedere le innumerevoli imperfezioni di struttura e di
funzione del mondo vivente, non cessando mai di sottolineare le bizzarre e le
strane soluzioni che un Dio ragionevole non avrebbe mai utilizzato. Copernico
ha detronizzato la Terra da centro dell’universo; Darwin ha detronizzato l’uomo
da re del creato; ma questo re senza corona non sa rassegnarsi all’idea di
essere fatto, in sostanza, come tutti gli altri esseri viventi. (meditazione
su: Il gioco dei possibili di Francois Jacob).
PRIMA VITA
Con la schiena curva
il capo rivolto in alto
e le braccia
le cui mani
penetrano nella bruciante terra
la forma umana
appare per la prima volta
battendo per assodare la terra
le estremità callose divenute piedi.
Per il soffio possente dell’aria
non ancora forgiata nella parola
si apre il cielo sull’universo.
Due grandi occhi
penetrano nelle affascinanti profondità
cominciando a tessere i primi perché
portando la volontà del sapere
nell’ammasso confuso di un cervello.
-Renzo Mazzetti-
(Febbraio 1969)
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